C’era una volta in Anatolia

Sono trascorsi parecchi anni quando, giovane e ansioso di conoscere il Mondo in sella ad una moto, mi recai per la prima volta in Turchia. Solo il pianificare il tragitto, le tappe e le mete da visitare mi procurava una forte scarica di adrenalina, preoccupato come ero, dallo stato del paese, specie ad oriente. Allora, l’estremismo islamico doveva ancora rivelarsi ma a infondere timori ai viaggiatori era la conflittualità tra l’esercito regolare di Ankara e il PKK.

A pensarci oggi, tutto ciò era ben poca cosa, rispetto a quello a cui avremmo dovuto assistere, in termini di imbarbarimento tra il Mondo occidentale e quello che osserva le leggi del Corano tuttavia, intrapresi quel viaggio con la stessa fiducia con cui, assieme all’amico Claudio, abbiamo pensato di tornare a calcare quelle strade. In realtà, per Claudio, questa è la sua prima volta.

Il Mondo, dai primi anni 2000 è cambiato parecchio, inutile rammentarlo, alcuni paesi, come la Turchia, come scoprirò poi, in poco più di un decennio, hanno subito una profonda metamorfosi migliorando, di parecchio, il tenore di vita della popolazione. Dove una volta c’erano solo villaggi spersi tra l’infinito altopiano anatolico, ora trovi palazzi modernissimi, quartieri residenziali con eleganti villette e al posto di strette strade di campagna, ora grandi “highway” a quattro corsie, ahimè spesso presidiate dalla “Polis”

In questo scenario decido quindi tornare a fare visita a quel Mondo che, per svariate ragioni, mi ha sempre affascinato… I suoi grandi spazi che sanno di avventura e la storia millenaria, hanno sempre esercitato su di me un richiamo irresistibile.

Nel lontano Agosto 2001, ad accompagnarmi in quell’epico viaggio c’era anche mio fratello Gino, è a lui che devo il mio spirito di motoviaggiatore. Purtroppo Gino ci ha lasciato qualche anno fà e sentivo che questa nuova avventura avrebbe assunto un senso più profondo se mi fossi ispirato a lui e alla comune passione per i viaggi esplorativi in sella ad una moto.

Passo le lunghe serata invernali, assieme al mio compagno di viaggio, su questo nuovo progetto. Ci è concesso assentarci dal lavoro per 11 giorni, non uno di più. Con queste tempistiche ci è, giocoforza, preclusa la parte orientale dell’Anatolia, la parte più autentica e paesaggisticamente spettacolare della Turchia, dove un bel viaggio può anche assumere aspetti esplorativi e avventurosi ma tant’è.

L’itinerario prevede di traghettare da Ancona fino ad Igoumenitsa per poi risalire la Grecia per la nuovissima (e gratuita) autostrada che ci porterà fino al confine Turco. Un bel risparmio di tempo rispetto a qualche anno addietro dove questa nuova direttrice non esisteva costringendoti all’attraversamento delle montagne fino quasi a Salonicco.

Programmiamo le nostre tappe “chiave” ad Istanbul, Amasya, Hattusa, Goreme, Pamukkale.

Lo stato d’uso delle nostre cavalcature (BMW R1200 GS Adventure, BMW R1150 GS) è ottimo. Solo le batterie non hanno uno spunto eccezionale e decidiamo, per tranquillità, di sostituirle. Il nostro abbigliamento di giacca e pantaloni in Gore-Tex temiamo non sia sufficiente, in caso di lunghe giornata sotto grandi acquazzoni e acquistiamo delle tute anti pioggia per scongiurare ore alla guida con l’abbigliamento pregno d’acqua. Mai altra intuizione si rivelò più azzeccata!!!

Per maggiore tranquillità nostra e delle nostre famiglie, decido di dotarmi di un device di tracciamento satellitare che a cadenze prestabilite di dieci minuti, invia via satellite, la nostra posizione in tempo reale ma che, al bisogno, può anche in assenza di rete cellulare, inviare brevi messaggi di testo o SOS ad amici e parenti o addirittura ad un servizio di recupero in caso di estrema necessità.

Si avvicina il momento della partenza ed è evidente lo scetticismo, o peggio, di colleghi e amici quando comunichiamo loro la nostra destinazione. D’altronde dalle nostre parti, con tutto quello che si sente nei Tg, il mondo arabo non riscuote certo molti favori. Lo stesso scetticismo, ricordo, lo raccolsi anche allora ma come allora sapevo bene che erano solo preconcetti e frutto dell’imperante conformismo che obbliga tutti a vacanze pre-confezionate “all inclusive”.

Nella mattinata del 1° di Maggio giro la chiave della fidata Adventure, carica come è all’inverosimile, comprese le attrezzature per documentare il viaggio. Il cielo è plumbeo e minaccia pioggia, il traffico inesistente ci regala una tappa tranquilla fino ad Ancona.

In attesa di imbarcarci, non posso non notare come siamo gli unici motociclisti in partenza, in realtà solo un simpatico tedesco in auto ma con moto su rimorchio, ci comunica che anche per lui la meta del viaggio sarà il paese della mezzaluna. Guadagnamo il Garage della nave e di lì a poco si salpa!

Sbarchiamo il giorno seguente ad Igoumenitsa di prima mattina, ha smesso di piovere da poco e, fortunatamente, sta uscendo il sole. Facciamo carburante poco fuori il paese. Subito inizia l’autostrada che per i prossimi 600 Km. punterà ad Est.

Il tragitto è molto bello, sia come paesaggio che come manto stradale. Sono euforico e lascio correre l’adventurona tra bei curvoni, viadotti e gallerie ma poi… arriva la doccia fredda! Via radio, Claudio dietro di me esclama, ho forato, ho forato, ferma!! …Non ci posso credere! Ma chi è che fora oramai, a me in tanti anni non è mai capitato!! Ci fermiamo in corsia di emergenza su di un viadotto tra due gallerie. E’ proprio così! Il pneumatico posteriore del 1150 di Claudio è a terra! Controlliamo tutto il battistrada ma non vedo forature.. Porca Put… non ci voleva, siamo in autostrada nel Nord della Grecia e adesso che si fa?? Non abbiamo kit di riparazione e comunque non ti puoi mettere qui a lavorare dove auto e camion passano “in pieno” sfiorandoti. Claudio è a dir poco scoraggiato e Alexandropoli, nostra prima meta di viaggio è a 400Km.

Provo a rincuorare il mio compagno di viaggio ma io stesso ho qualche dubbio che riusciremo a risolvere celermente. Mi incammino a piedi lungo la corsia di emergenza alla ricerca spasmodica di una colonnina SOS e, fortunatamente, a qualche centinaio di metri ne intravedo una. Premo il pulsante e in un inglese pasticciato riesco a comunicare l’entità del nostro guaio, di li a poco arriverà un carro attrezzi. Sono sollevato, ci raggiunge un furgone del soccorso stradale ma riescono solo a constatare che la moto va issata su di un vero carro attrezzi che provvedono a contattare. Dopo un’altra mezz’ora arriva il mezzo agognato e sistemato il GS e Claudio sul mezzo di soccorso, li seguo in cerca di un gommista posto in un paesino ad una trentina di chilometri dall’autostrada.

Il gommista, molto bravo, individua subito il problema; Nessuna foratura, la valvola del pneumatico (un pò datata) ha ceduto! In pochi minuti, dopo la sostituzione e un test di verifica, siamo di nuovo On the Road!!

Che bella sensazione, quando tutto sembrava compromesso o quasi, anche per via dei tempi così serrati, siamo nuovamente e pienamente operativi.

Sfilano sotto le nostre ruote, le Meteore, Salonicco, Kavala e sotto un bellissimo sole raggiungiamo il nostro Hotel ad Alexandropoli. Due passi per il paese tra scherzi e battute a dissolvere la tensione di qualche ora prima.

L’indomani di primo mattino, dopo la colazione, carichiamo i nostri mezzi. La Turchia è lì! Raggiungiamo il posto di confine, superata la dogana greca, eccoci ad attraversare il fiume che divide i due Paesi, tristemente famoso per il continuo e clandestino attraversamento dei migranti che in Europa cercano una possibilità.

Il posto di frontiera turco è dinnanzi a noi, la struttura è modernissima e le pratiche sono assai rapide, in dieci minuti varchiamo il confine e ci troviamo a solcare le grandi statali turche a doppia corsia per ogni senso di marcia, assai scorrevoli che ti invitano ad una andatura sostenuta ma, memore delle mie esperienze passate in auto e moto, meglio procedere con prudenza. La Polis è sempre in agguato con le pistole laser e ogni piccola infrazione al limite di velocità viene immediatamente sanzionata e gli importi da sborsare sono molto salati! I limiti di velocità, di 120km/h per le auto, scendono a 90km/h per le moto! Procedere così lentamente mi si chiudono quasi gli occhi, cerchiamo così un “compromesso” confidando nella clemenza degli agenti.

Ad un centinaio di km da Istanbul termina la statale e inizia un’autostrada senza casellanti, tutto è automatico. Qualche decina di chilometri prima di essa ci fermiamo in stazioni di servizio per acquistare la tessera per transitare sulle autostrade turche ma, ci viene spiegato, questo non vale per le moto! Per le due ruote, occorre recarsi presso gli uffici preposti all’ingresso del tratto autostradale. Così facciamo, la procedura è abbastanza lunga, ci viene chiesto il Passaporto e paghiamo una cifra pari a circa € 50. Non abbiamo capitò, in realtà, un granchè, qui nessuno spiaccica una parola di inglese. La tessera è una sorta di Telepass e pare sufficiente passare sotto i varchi appositi peraltro senza sbarre. In realtà al nostro primo accedere, inizia a suonare una specie di sirena… Non ce ne curiamo e dopo circa un’ora ci troviamo nel dedalo di superstrade e tangenziali nei sobborghi di Istanbul.

Fa caldo, il traffico è dapprima sostenuto e man mano che ci avviciniamo alla città diventa assai congestionato, costringendoci a zigzagare tra le auto e i camion! Per farla breve sono 2 ore di delirio!! Raggiungiamo il quartiere di Sultanahmet e le cose non migliorano, tanto che, con le temperature del motore alle stelle, accostiamo ad una fermata del tram dove, al riparo di un poco d’ombra, facciamo respirare uomini e mezzi. Ci restano ancora un paio di km. prima di raggiungere l’Hotel posto proprio dietro alla Moschea Blu, ancora auto e Pulmann turistici in colonna ma poi giungiamo finalmente a destinazione completamente sfiniti!!

Tempo di scaricare i bagagli in camera e toglierci le pesanti armature di dosso, una doccia ristoratrice e la consapevolezza di aver raggiunto questa meta con le nostre moto, fa si che le energie tornano a riaffiorare. Iniziamo da subito a visitare questo luogo così affascinante. Moschea Blu, Santa Sofia, Cisterna Basilica e Gran Bazar (ahimè chiuso) sono i luoghi straordinari che tanto appagano l’occhio quanto lo spirito. I nostri “shooting” foto e video si susseguono tra una location e l’altra ma è nel tardo pomeriggio che, salendo in un locale posto su di una terrazza panoramica, che siamo rapiti dal colpo d’occhio pazzesco! Tutti i luoghi culto di Istanbul sono attorno a noi e, a fare da cornice, lo stretto sul Bosforo dove incrociano le enormi navi da crociera che fanno tappa qui.

Istanbul di sera poi è, se possibile, ancora più spettacolare con tutte le sue principali attrattive splendidamente illuminate mentre intere famiglie di nativi occupano gli spazi dei giardini rilassandosi. L’atmosfera è davvero piacevole.

Il giorno successivo piove incessantemente, abbiamo in programma la visita approfondita delle due grandi moschee di Sultanahmet e di altri luoghi panoramici consigliati dal Maitre dell’Hotel, piove buona parte della mattina ma, in questo caso, siamo ben riparati all’interno della Moschea Blu e Santa Sofia. Esce il sole e allora gita in battello sul Corno d’Oro e altra escursione su di una collina panoramica a dominio della città.

Memori dell’incubo al nostro arrivo ad Istanbul, decidiamo di ripartire l’indomani all’alba! Sveglia alle 4,30, carichiamo le moto, il meteo non promette nulla di buono ma, almeno, il traffico in uscita da Istanbul è nullo. Saliamo una rampa e ci troviamo sul lungo Ponte sul Bosforo che divide Europa ed Asia, grande emozione! Non ci dobbiamo distrarre però, il traffico, specie di mezzi pesanti, è intenso e tutti, ma proprio tutti vanno a velocità molto elevata.

Puntiamo decisi verso Est, la nostra meta odierna sarà Amasya, quasi 700 km. Lasciata l’autostrada che piega verso Sud, verso Ankara, noi teniamo la E80 percorrendo grandi e desolate statali. Inizia a piovere in maniera battente, ci fermiamo in una stazione di servizio per indossare le tute anti acqua, riuscendo così ad avanzare in tutto confort a dispetto delle secchiate d’acqua su di noi e della temperatura in picchiata. Siamo infatti saliti sull’infinito altipiano Anatolico a circa mille metri di quota. Anche la visibilità è scarsa, che peccato rimugino nel casco, non ammirare i grandi panorami dell’Anatolia, tuttavia, nel viaggiare con questo tempo da lupi, c’è qualcosa di quasi mistico…

Raggiungiamo Amasya, ha smesso di piovere e lasciate le nostre cose in un comodissimo Hotel, visitiamo la città fondata dal geografo greco Strabone. E’ situata nella stretta gola del fiume Yesilirmak. Il luogo è straordinario, date un’occhiata alle foto della nostra gallery o su Internet e vi renderete conto! Non piove ma il cielo rimane scuro e minaccia altra acqua, credo che con il sole sarebbe stata ben altra cosa. Cala la sera e tutti i gli edifici sul fiume si illuminano alternando i colori, uno spettacolo! Riprende a piovere ma chissenefrega, rimaniamo anche sotto l’acqua a scattare foto e girare video. Ceniamo con una “Pide” chilometrica in un piccolo locale lungo la riva del fiume. L’accoglienza del gestore è squisita e genuina. Continua a piovere a dirotto, ma imperterriti continuiamo ad immortalare su schede di memoria questo luogo così suggestivo.

Nuovo giorno in Turchia, oggi la tappa prevede un Amasya-Goreme in Cappadocia, passando per le rovine di Hattusa, l’antica capitale Ittita. Il meteo è sempre incerto ma almeno non piove. Raggiungiamo Bogazkale, nelle cui vicinanze, è posto l’antico sito di Hattusa, adagiato su di una collina. Oggi, degli antichi fasti della capitale Ittita, acerrimi nemici degli antichi egizi, rimane ben poco. Tuttavia rimaniamo affascinati dalla visita del Sito, anche grazie ad una attempata guida fai da te che parla perfettamente italiano. Siamo i soli turisti in visita.

Riprendiamo le moto e, percorrendo deserte strade di montagna, puntiamo a Sud verso la Cappadocia. La guida è gratificante, le BMW funzionano egregiamente, solo le condizioni atmosferiche non sono quelle che ti aspetti a queste latitudini negandoci la bellezza dei paesaggi. Fermandoci lungo la strada avvertiamo solo il rumore del vento che spazza questi altipiani. Da casa gli amici e parenti seguono il nostro percorso su Google Maps grazie al tracciamento satellitare, inviandoci messaggi di apprezzamento e sostegno che ci danno morale. Assaporo attimo per attimo ogni istante di questa esperienza così lontana dalla nostra routine.

Raggiungiamo Goreme e la Cappadocia, il nostro alloggio è tipico della zona, scavato come è nel Tufo ma a differenza di un tempo ora, quasi tutte le strutture alberghiere, sono ora assai raffinate. Sosteremo per un paio di notti, il “minimo sindacale” per addentrarci nei paraggi ed esplorare queste zone così spettacolari, così bizzarre. Il museo a cielo aperto di Goreme, Zelve, Cavusin, la Valle delle Rose e altro ancora sono tutto quello che riusciamo a fare nostro. Ci sono parecchi turisti in giro, intendiamoci, nessun affollamento ma il turismo organizzato qui è ben presente. Oltre a noi, gli unici motociclisti, sono una spedizione cinese, eh si ho detto cinese, ora anche loro viaggiano in moto, in sella a fiammanti BMW GS LC, seguiti da altri mezzi di supporto. Il loro itinerario, manco a dirlo, è ripercorrere la Via della Seta. A tratti fa capolino anche il sole ma poi di nuovo grossi nuvoloni neri carichi d’acqua.

Siamo oramai al giro di boa, d’ora in poi i nostri mezzi punteranno in direzione Ovest, verso casa. Ripartiamo l’indomani, la tappa che ci attende prevede l’arrivo in un’altro “must” della Turchia classica, Pamukkale. Lasciamo la Cappadocia, non ricordo esattamente dove ma lungo una super strada, una pattuglia della Polis ci ferma, abbiamo superato i limiti di velocità, procedevamo a 125 km/h con il limite a 90km/h! Annotano tutti i nostri dati, delle moto e dei passaporti sulla contravvenzione per una modica cifra di € 150 a testa!!! Provo a mercanteggiare sfoderando tutto il mio “savoir faire” ma nulla da fare, sono inflessibili! Non c’è altro da fare, bisogna pagare e a Lire turche siamo messi maluccio. Riusciamo a raccimolare la cifra ma gli agenti ci notificano solo la contravvenzione, per pagare dovremo farlo in frontiera, in uscita dal paese. Riprendiamo il viaggio, superiamo Kayseri e in direzione Konya, dove la strada lambisce una dolce collina, decido di accostare, dal bauletto estraggo una vecchia foto di mio fratello Gino, scattata poco distante da qui, vicino alla sua BMW. Dissodo un pò il terreno e sotterro la fotografia, registrando le coordinate satellite. Ciao Gino, mi manchi!

Il viaggio prosegue senza scossoni, soste per il carburante, spuntino e via. Siamo partiti stamane e per tutta la giornata faceva un bel fresco ma ora che siamo in prossimità di Pamukkale ad attenderci un bel caldo afoso. Qui non ci ero mai stato ma rimango sgomento dalla quantità e “qualità” dei Russi che invadono la zona. Sembra di stare al “Luna Park”. Orde di turisti vocianti e dal look trash salgono e scendono come formiche dalle piscine naturali di calcare. Il luogo in se è stupendo e decadente al tempo stesso.

Sveglia alle 4,00, è notte fonda e la tappa odierna è tosta e inoltre piove a dirotto. Il tipo della reception, che sta dormendo sui divani della hall, ci ha lasciato un sacchetto per la colazione che ci gusteremo in viaggio. Lungo la strada non c’è nessuno ed è buio pesto, direzione Nord-Ovest, oggi dovremo rientrare in Grecia superando lo stretto dei Dardanelli. La strada sale di quota con qualche tornante, deve essere un Passo di montagna, lo posso solo dedurre data la visibilità ridotta a pochi metri per la fitta nebbia! Continua anche a piovere e fa freddo. Dobbiamo superare qualche camion che procede lentamente lungo queste salite e con questa visibilità è una scommessa! “Io speriamo che me la cavo…” Scollinando, fortunatamente, le cose migliorano. Superiamo Balikesir e ora procediamo in direzione Canakkale dove traghettiamo verso la sponda europea della Turchia.

Il nostro viaggio sta volgendo al termine, raggiungiamo la frontiera, espletiamo le formalità doganali e… nessuno ci chiede nulla. Evidentemente i loro sistemi non hanno ancora notificato ai posti di confine la nostra contravvenzione. Mi spiace tanto ma noi ce ne guardiamo bene dal segnalarlo! Rientrati in Grecia c’è solo un trasferimento verso Alexandropoli, dove pernotteremo, e quello successivo verso il Porto di Igoumenitsa, dove terminerà la nostra bella esperienza.

In tutta sincerità, le aspettative di questo viaggio, erano quelle di tornare ad ammirare i grandi panorami dell’Anatolia, in questo le condizioni climatiche non ci hanno certo favorito ma le tribolazioni, penso, ci hanno forgiato, motociclisticamente parlando. Ora, guardando indietro a quell’esperienza, rimangono bellissimi ricordi, tali da sognare una nuova avventura spingendomi ancora più in la, dove oramai, quasi nessuno osa più andare.

Giorgio Pongiluppi