Lunghe giornate grigie, momenti interminabili dove solo la tua immaginazione può farti evadere da quegli inverni presenti fuori e dentro di me. Ma la routine incombe, famiglia, lavoro, impegni… sempre più incombenti, quasi opprimenti.
Progettare un viaggio in moto diviene quindi una liberazione. Lasciare tutto, anche per soli dieci giorni non è mai facile ma presto o tardi questa necessità, quasi fisica, si fa strada e la decisione di partire per le feste natalizie diventa irrevocabile. Siamo solo io e Claudio, caricheremo le nostre BMW sul carrello, ingannando il rigido inverno. Avremo così spazio anche per le attrezzature da ripresa, documentando al meglio la nostra esperienza.
Partiamo in un piovigginoso Sabato mattina. Il traino, a dire il vero, con il peso dei due GS è un pò al limite, dovremo fare attenzione ai dossi che troveremo in Tunisia.
Raggiungiamo il porto di Genova, la fila di auto di migranti è impressionante. Io e Claudio ci dividiamo i compiti, anzi le file per i vari controlli di Polizia, biglietti etc. Finalmente guadagnamo la stiva della nave e l’agognata cabina che raggiungiamo esausti ma poi un bellissimo tramonto e vediamo la nostra bell’Italia allontanarsi sempre più.
Il clima è già cambiato, rispetto alle desolate e gelide lande della bassa modenese, siamo in un altro Mondo. Sul ponte della nave, al sole, mentre iniziamo a filmare la nostra esperienza, c’è un bel tepore e in un cielo terso, la nave salpa in direzione Sud.
Assieme a noi, a parte i nativi che rientrano in patria, solo qualche equipaggio di fuoristradisti, di motard nessuna traccia. Quasi da subito iniziano, a bordo nave, le lunghe file della Polizia Tunisina per i documenti che serviranno per lo sdoganamento di uomini e mezzi. Ore e ore che però, ti auguri, ci si risparmierà una volta a terra. Nulla di più falso!!!
La navigazione procede tranquilla e in 24h iniziano le procedure di attracco della nave al porto della Goulette a Tunisi. Anche qui bisogna armarsi di tanta pazienza. All’imbrunire usciamo dal ventre della nave ma è solo l’inizio, la “via crucis” tra gli uffici della dogana per guadagnarsi il timbro occorrente, è quasi al termine ma poi, un funzionario ci comunica che c’è un’altra trafila per il nostro carrello…. Dopo circa 3 ore usciamo finalmente dal porto. E’ sera, inizia a piovere e in queste condizioni individuare la strada per Hammamet, dove abbiamo prenotato il nostro primo alloggio, è assai difficoltoso. Ora la pioggia è diventato un acquazzone, la visibilità è assai scarsa e, ad uno svincolo stradale, non ho idea di quale direzione prendere. Fortunatamente, un agente messo lì a dirigere il traffico ci viene in aiuto, sale in auto con noi e ci indica la giusta direzione. Lasciamo la nostra guida nei sobborghi di Tunisi. Percorriamo una strada collinare in direzione Sud-Est. In questa situazione mi è di grande aiuto il tablet in cui da casa, ho provveduto a scaricare l’intera mappa della Tunisia in off-line.
Riusciamo così a raggiungere la nostra meta e il nostro bellissimo Hotel posto a Jasmine Hammamet, la zona balneare della città. Cena, doccia e dritti a dormire.
L’indomani splende il sole, riprendiamo il Pajero con le moto al seguito e in circa 4 ore arriviamo a Tozeur. Una ripulita ai mezzi che sembrano usciti dalla Dakar e siamo già in sella alle nostre BMW. Mi pare di essere stato catapultato in un altro Mondo! Orizzonti sconfinati e l’Africa che ti entra dentro fin nelle viscere. Stringo il manubrio ebbro di felicità e lascio correre l’Adventure per lunghi rettifili desertici che siamo i soli a percorrere. Facciamo tappa in splendidi villaggi del Sud-Ovest tunisino, Chebika, Tamerza e Midelt con le loro oasi lussureggianti. Riprendiamo la marcia, in lontananza una arida catena montuosa chi ci separa dall’Algeria… quanto sarebbe bello potervi anche solo accedere. Un cartello ci appare con l’indicazione del posto di confine, chissà, proviamo. In prossimità della frontiera, un agente ci si avvicina rapito dalle nostre BMW, chiedo se il Passaporto è sufficiente per attraversare il confine ma il suo diniego è di quelli che non lasciano spazio a trattative.
Facciamo dietrofront e mi consolo con gli incredibili paesaggi delle oasi di montagna del Sud-Ovest tunisino. Sarebbe bello, rifletto sotto al casco, fermarsi in contemplazione di tutto ciò ma guidare le moto qui è qualcosa di indescrivibile, decido perciò d non spezzare questo incanto. Il silenzio assoluto di questa parte del Mondo è rotto solo dal borbottio dei nostri GS. Puntiamo su Redejef, zona molto bella dal punto di vista paesaggistico. Vi torneremo, addentrandoci nei suo Canyon nei prossimi giorni. Attraversiamo una zona mineraria, anche molto pittoresca, ma che sta avvelenando i vicini paesi per via dell’estrazione e del “lavaggio” dei fosfati. Superiamo Metlaoui e rientriamo a Tozeur in Hotel. Si è così compiuta la nostra prima bella escursione.
L’indomani decidiamo di lasciare le moto a riposo e sul 4×4 ci addentriamo nel deserto a Nord-Ovest di Tozeur. Dopo aver scorrazzato tra divertenti saliscendi con il nostro mezzo, giungiamo a Ong Jmal, una bizzarra forma rocciosa in mezzo all’altipiano desertico, saliti sulla sommità, in lontananza scorgo l’abitato di Nefta. Eppure questo panorama mi ricorda qualcosa… Questo luogo è, infatti, una delle numerose location della saga di Guerre Stellari di George Lucas. Tutta la giornata sarà contraddistinta dalla visita di questi luoghi così suggestivi.
Ci spingiamo ancora più a Ovest, valichiamo alcune dune ed eccoci nel villaggio ricostruito di Mos Espa, Mos Eisley dalla troupe di Star Wars. Davvero suggestivo filmare ogni angolo del Set del film che ha reso la saga un cult in tutto il Mondo.
Risaliamo sul fuoristrada per un durissimo tragitto di sabbia profonda e una terribile Tolè Ondulè. Giorni dopo incontreremo dei ragazzi italiani giunti sin qui con le loro moto nuove fiammanti ma reduci da questo tragitto, quasi cadevano a pezzi! Tenetelo a mente se avete l’idea di un viaggio in fuoristrada in Nord Africa. Raggiungiamo Nefta ma prima di rientrare in Hotel, la nostra guida ci accompagna in un’altro Set del Film, la casa del giovane Luke Skywalker, in pieno Chott el Jerid, poco a Sud-Ovest della città dove ammiriamo un bellissimo tramonto sulla piatta distesa salina e su quanto ne rimane della casupola di cartapesta.
Il nuovo giorno ci vede di nuovo in sella alle nostre BMW. L’idea di oggi è compiere il periplo del Chott El Jerid. Di primo mattino, abbigliati di tutto punto, avviamo i nostri Boxer e puntiamo decisi ad Ovest, oltrepassiamo Nefta e raggiungiamo il confine con l’Algeria di Hezua dove una comitiva di 4×4 di italiani è alle prese con le formalità doganali per oltrepassare il confine. Per noi qualche foto e a poche decine di metri dalla frontiera, svoltiamo a Sud lungo la strada che per qualche decina di Km. costeggerà il confine. Il paesaggio è desolato, grossi nuvoloni minacciano pioggia ma poi si diradano lasciandoci il piacere di ritrovarci in questa splendida desolazione. Ci imbattiamo in qualche posto di blocco in mezzo al nulla, controllo dei documenti, solite domande sulla nostra meta e ripartiamo. Corriamo tra rettilinei infiniti, qua e la qualche bizzarra formazione tra la piana salina del Chott e il deserto incombente. Qualche torretta di avvistamento a poche decine di metri, ci ricordano la vicinanza del confine con l’Algeria. Superiamo i villaggi di El Fauar, Douz, i palmeti di Kebili e dopo 380Km. siamo di nuovo a Tozeur.
Nuovo giorno nel Sud-Ovest tunisino. Colazione in Hotel e oggi in programma una escursione davvero insolita. Ci dirigiamo a Metlaoui e qui, su di un pittoresco trenino di inizio secolo, il Lezard Rouge (lucertola rossa) partiamo per un bel tour tra i Canyon in direzione Redejef. Ci sono parecchi turisti, perlopiù francesi. Poco più di un’ora e mezza tra l’andata e il ritorno tra paesaggi spettacolari. Il convoglio compie anche un paio di soste tra aride montagne color ocra sotto un bel cielo blu cobalto, una meraviglia! Il treno si inerpica tra le strette Gole di Seljia per poi raggiungere la miniera di fosfati di Redejef e fa ritorno a Metlaoui per il medesimo percorso.
Pranziamo a Tozeur in un ristorante-pizzeria poco distante dall’Hotel, la temperatura è abbastanza mite 17/18 gradi. Consumato il nostro pasto un’altra location cinematografica ci attende ad una trentina di Km. da qui in località Sidi Bouhlel, sul lato nord del Chott El Jerid, poco distante dal villaggio di Degache. Dobbiamo sbrigarci se vogliamo filmare, il sole sta calando. Scarichiamo le attrezzature da ripresa, videocamera e cavalletto, e ci inoltriamo in un Canyon reso celebre da Star Wars ma anche per il primo Indiana Jones, nella sequenza che vede la processione nazista inoltrarsi con l’Arca dell’Alleanza nella stretta gola che serpeggia tra le brulle cime circostanti. Mi guardo intorno, non c’è nessuno… Anzi no, scesi assieme a Claudio nel Canyon, alzo lo sguardo in cima ad un’altura un uomo, avvolto nel suo caftano, ci sta osservando procurandomi un pò di soggezione, per non dire timore. Su tutto regna una luce stupenda, sullo sfondo l’enorme e abbacinante distesa salata del Chott. Sta calando la sera, raduniamo le nostre cose e rientriamo alla base.
Ultimo giorno di permanenza in questa parte del paese. Improvvisiamo un’ultimo tour che si dipana tra il Chott El Gharsa, la “Pista Sahara”, come la chiamano i locali, un tragitto spettacolare, asfaltato da pochi anni che corre a fianco alla celebre “Pista Rommel”. Ricordo di aver percorso anni prima questa strada quando ancora non era pavimentata e ricordo ancora la bellezza di questo tragitto, oggi ancor più, dove il il Sole e ampi squarci di azzurro riescono a filtrare tra la coltre di nubi che avvolgono le montagne, un incanto. Saliamo fino a Redejef, poi Tamerza e di nuovo a Tozeur dove dobbiamo radunare le nostre cose, caricare le moto sul traino per l’indomani che ci vedrà traslocare sull’isola di Djerba per esplorare la parte Sud-Est del paese.
Per evitare le insidie delle strade tunisine con il nostro traino a massimo carico, Claudio raggiungerà Djerba in sella alla sua moto godendo del clima mite del Nord Africa anche in pieno Inverno. Sotto un bel Sole procediamo verso Est su direttrici semi deserte. In prossimità della costa numerose bancarelle che vendono le t-shirt celebrative della rivoluzione della vicina Libia.
Raggiungiamo Djerba e il nostro lussuoso Hotel in riva al Mare. Non mi ero mai spinto sin qui ma a colpo d’occhio Djerba è una grossa delusione, pazienza sarà solo la nostra base di partenza per le vicine escursioni.
Ci sistemiamo in Hotel e nel parcheggio della struttura non posso non notare come parecchie delle auto di grossa cilindrata siano targate Libia. Le famiglie benestanti del paese confinante, hanno trovato rifugio qui durante il conflitto che ha insanguinato il paese. Nello sguardo di parecchi ospiti della struttura che ci ospita, ravviso infatti una certa tensione per quanto sta accadendo a poche decine di Km. da qui.
L’indomani, di buon mattino, consumata la nostra colazione in albergo, ci prepariamo per una bella escursione che ci vedrà raggiungere i villaggi di Chenini e Douiret. Il cielo è grigio e un forte vento spazza la strada invasa dalla sabbia del deserto. In qualche tratto procediamo con le moto sbandate dalle forti raffiche. Poco dopo Tataouine il tempo migliora, esce un bel sole che ci accompagna fino a Chenini che raggiungiamo percorrendo strade completamente deserte. Al nostro arrivo, i ragazzi del luogo si riversano in strada per offrire i loro servigi come guide. La mancanza di lavoro e di prospettive per la gioventù tunisina sta assumendo aspetti davvero preoccupanti.
Troviamo parcheggio per le moto in una vicina locanda che ospita quei pochi pullmann di turisti giunti sin qui. Gia dalla strada Chenini è spettacolare, edificata come è tra picchi montuosi che sovrastano un arido territorio desertico, il fondo del Mare in antichità.
Si offre di accompagnarci una sedicente guida ufficiale, accettiamo ma poi, allo sopraggiungere di una comitiva di turisti ben più succulenta di due poveri motard, ecco che il tipo lo vediamo eclissarsi per poi ripresentarsi solo al termine del nostro tour per incassare quanto pattuito ma lì siamo noi a piantarlo in asso.
Ci rifocilliamo nella locanda alle pendici del paese, riprendiamo le moto. L’idea era di procedere attraverso uno spettacolare percorso tra queste montagne e raggiungere il villaggio di Douiret ma oramai il tempo è scaduto. C’è da fare rientro a Djerba, preparare tutto, caricare le moto sul traino per, in piena notte, lasciare il Sud, raggiungere Tunisi e rientrare nel nostro Mondo, pieno di di agi, benessere e comodità, veri miraggi qui in Nord Africa, ma che tuttavia sta perdendo altri aspetti non meno importanti. Merci, a bientot tunisien!