Dopo mesi e mesi di completo digiuno motociclistico (c’era da metter su casa) finalmente si prospetta una settimana a Pasqua. Dove andare?, potremmo fare la Tunisia, tanto caldeggiata dal fratellone da cui ne è da poco tornato. Non volendo ripeterci scartiamo subito la Costa Azzurra dopo la deludente esperienza della Pasqua dello scorso anno presa d’assalto da Italiani e non come sempre a primavera e poi non abbiamo più voglia di gite da fine settimana ma di un viaggio “vero”. Così una sera comodamente sprofondato sul divano di casa mentre, sognando ad occhi aperti, riguardo alcune puntate di Overland vedo immagini dei loro camion arancioni sfilare davanti alle Meteore in Grecia “fulminato sulla via per Damasco” spengo Tv e VCR, accendo il PC e connesso ad Internet vado subito alla ricerca dei calendari partenze dei traghetti per la penisola Ellenica.
Assieme ad Ose apriamo la cartina e in un emozionante rituale passiamo alcune serate a pianificare e ottimizzare l’itinerario.
Acquisto, pagandola una fortuna, una avveniristica piastra portapacchi nata per il K 1200 LT BMW che adatto al top case del mio GS aumentando la capacità di carico (con tutto quello che ci portiamo appresso…)
Non mi resta che recarmi in agenzia a prenotare la nave e anche qui è un salasso, 2 biglietti a/r Ancona-Igoumenitsa Patrasso-Ancona in una cabina esterna con servizi + la moto e diritti d’agenzia per poco meno di 1.300.000 (prezzi di bassa stagione) ma ormai siamo convinti come dei pompieri.
Il 1100 GS è pronto tirato a lucido come non mai, ho controllato tutto, almeno credevo ed infatti un’ora prima della partenza noto una goccia di olio di colore chiaro sul nero del serbatoio, ho un tuffo al cuore, la elimino con il panno inumidito facendo finta di credere
che sia piovuta da chissà dove, alzo lo sguardo e noto un trasudamento alla base della pompa del freno anteriore sul manubrio. Monto in sella e prima che la mia compagna rientri a casa dal lavoro mi precipito a velocità folle dal concessionario più vicino il quale mi tranquillizza dicendomi che la pompa ormai è da cambiare ma che posso senza problemi mettermi in viaggio, non contento telefono anche al “Mario” concessionario BMW di Modena che ha sempre curato il mio GS, “…non è niente, puoi partire tranquillo infilaci soltanto un fazzolettino di carta di tanto in tanto ad assorbire il trasudamento…”.
Rientro a casa in tutta fretta a caricare i bagagli gia pronti, nel frattempo avverto l’abbassarsi della temperatura e anche le previsioni meteo per il Nord della Grecia parlano addirittura di neve sui passi, infilo nuovamente le imbottiture nelle tute Dainese, che intuizione!!!. Un’altra preoccupazione è costituita dalle notizie sul traffico, tragico secondo alcuni bollettini proprio sulla A14 verso il mare, così con una malcelata tensione per il piccolo inconveniente alla moto e sopratutto per il traffico sostenuto ci mettiamo in marcia  raggiungendo tuttavia Ancona senza particolari problemi, arrivando addirittura con largo anticipo sostando nel bar davanti all’imbarco  per ingannare il tempo e per uno spuntino dove, per un paio di panini e bibite veniamo letteralmente rapinati.
“Ma… i motociclisti dove sono…”, nonostante la Pasqua imminente in giro ne vediamo davvero pochi eccezion fatta per un paio di inossidabili Tedeschi fermi davanti a noi per il chek in ma poi ecco spuntare una, due, tre, quattro, uno stormo di BMW Italiane, vederne così tante tutte insieme ci fà tornare il buon umore, così lasciamo il parcheggio del chek in per guadagnare la fila motociclisti, appena fermi scende da un 1100 RS un affabile signore, che scoprirò poi essere il presidente del BMW moto club Italia, dandoci il benvenuto al viaggio in Turchia, chiarito l’equivoco facciamo conoscenza con alcuni simpatici personaggi del gruppo con cui avremo modo di trattenerci anche in navigazione. Avevo sentito parlare dei viaggi BMW come dei tour a cinque stelle ed in effetti tutto il gruppo, oltre una ventina di persone, sono seguiti e coccolati da uno staff notevole tra meccanici, medici, assistenti vari, due fuoristrada come mezzi assistenza e recupero più moto di scorta ecc..
Una volta a bordo del traghetto della Minoan scopriamo una nave decisamente grande, lussuosa, veloce e mezza vuota. Ose inizia a darsi da fare con la videocamera riprendendo tutto e tutti, io faccio altrettanto con la mia compatta. Le 15 ore di navigazione trascorrono come in crociera, osservo alla mia sinistra le vicine coste Albanesi con le montagne tutte innevate comprese quelle che si affacciano sull’Adriatico e le temperature infatti non sono quelle che ci aspettavamo a queste latitudini, per giunta nuvoloni minacciosi non presagiscono nulla di buono, fortunatamente in vista di Igoumenitsa il cielo si apre, sbarchiamo dalla nave con un bel sole ed un certo tepore. Saluti alla comitiva BMW e dopo un rifornimento di verde alla moto (decisamente più conveniente che in Italia) ci mettiamo in marcia direzione Meteore. Il paesaggio, per la verità non straordinario, prima ci ricorda i ns. appennini poi sempre più troviamo similitudini con la Corsica, la strada è tutta curve che diventano bei tornanti sul primo “passo”, ritroviamo i colleghi BMW in ordine sparso, oltre il valico noto negli specchietti due 1150 GS e un 1150 S tallonarci a grande andatura in particolare il GS argento di un simpatico e attempato signore ci affianca in piega con il braccio alzato in cenno di saluto guidando con un’agilità da sembrare Valentino Rossi; una, due curve e in una picchiata arriva il pezzo forte, il 1150 S è pilotato da una ragazza la quale mi infila in staccata al doppio della velocità…e io non vado piano…”…che onta…ma hai visto…”, faccio con Ose, “… mi ha sverniciato!!!” entrambi la vediamo sparire al nostro orizzonte ammirandone la  guida, ammetto di aver provato a starle dietro ma niente da fare troppo veloce, rivolgendomi di nuovo alla mia compagna via interfono me ne esco con un “…ma sai lei è priva di passeggero…” il silenzio che ne segue mi fà bruciare ancora di più. In prossimità di Ioannina il gruppo si accommiata definitivamente tenendo una rotta più a Nord che li porterà più velocemente in Turchia.
Abbiamo appetito e all’uscita del paese ci fermiamo in un ristorante che da fuori sembra grazioso e comunque è quello meno peggio fra i tre o quattro quì di fronte, varcata la soglia dell’ingresso l’ambiente  è decisamente spartano e disordinato con casse di bottiglie vuote in mezzo ai tavoli, consumato un pranzo senza infamia e senza lode ripartiamo per coprire gli ultimi 120 Km. di montagna dei 230 che prevede la tappa, nel frattempo il cielo è tornato coperto, la strada riprende a salire fino a toccare quota 1700 Mt. dove troviamo freddo pungente e neve ai bordi della strada.
Eccoci al cospetto delle Meteore, impressionanti monoliti che nulla hanno a che vedere con il paesaggio circostante nemmeno le immagini TV rendono loro giustizia. A Kalambaka giriamo a sinistra per Kastraki salendo la strada che le lambisce arrivando a raggiungere diversi monasteri incredibilmente eretti in cima a questo spettacolare evento geologico. Filmiamo e fotografiamo ogni scorcio suggestivo riservandoci il giorno successivo per una approfondita visita interna dei monasteri, ridiscendiamo verso Kastraki, dove cerchiamo un alloggio, l’unico che ci appare curato nell’aspetto è al completo, optiamo allora per una “Domatia” una pensione pulita ma disadorna dove tuttavia riesco a portare la moto fin quasi dentro in camera …se non è amore questo. Scendiamo a Kalambaka per la cena entrando in una taverna pizzeria; abbiamo infatti voglia di pizza anche se quella che ci offrono ne ha solamente un vago aspetto, sembra quelle che vendono surgelate i supermercati da noi e forse è proprio una pizza “catarì”, tuttavia non era disgustosa, anzi.
Riprendiamo il GS, mai perso di vista, per far ritorno alla pensione, l’indomani sarà Pasqua e quì davanti alle abitazioni, interi nuclei familiari sono intenti a sgozzare agnelli e adagiarli su gigantesche griglie che somigliano tanto alle reti dei letti di casa diffondendo ovunque un invitante profumo. In piena notte sento l’avvicinarsi di un grosso temporale e al mattino la musica non cambia, piove a dirotto con tanto di tuoni e fulmini, una bella Pasqua non c’è che dire. Io e Ose ci interroghiamo sul da farsi, peregrinare da un monastero all’altro inzuppati come mai proprio non ce la sentiamo, con grande rammarico raduniamo le nostre cose e infilate le calde armature dirigiamo il GS verso Delfi nel Sud della Grecia confidando in un miglioramento del Meteo. Oltre 200 Km. quasi tutti sotto l’acqua battente, tuttavia le strade pressochè deserte della mattina Pasquale e il confort offerto dall’abbigliamento ci offrono un viaggio tranquillo addirittura piacevole attraversando dolci e verdissime colline sotto ad una nera coltre di nubi basse rincorrersi nel cielo, di tanto in tanto qualche raggio di sole riesce a filtrare creando fantastici giochi cromatici passando in pochi attimi dall’autunno alla primavera dalla malinconia alla gioia in un andirivieni di emozioni troppo intime da poter descrivere compiutamente, forse solo una sinfonia di Beethoven donerebbe il giusto sottofondo a queste immagini di grande bellezza e poesia da ora impresse nella memoria. Superate pianure e altipiani ora l’asfalto torna a salire entrando in una zona paesaggisticamente sublime il Parco nazionale del Monte Parnaso, notevole è la similitudine di questi luoghi con le Alpi Francesi con l’unica differenza (che non è poco) è che quì ci troviamo a pochi Km. dal mare, mare sempre più vicino, gli ultimi Km. prima di Delfi sono un vero paradiso per i motociclisti con strade tra le più belle dal sottoscritto mai percorse, l’unico appunto è per il fondo stradale specie quello sui percorsi di montagna che non mi ha mai dato una sensazione di grip adeguato sopratutto con fondo bagnato, anche solo appoggiando il piede per terra devi prestare molta attenzione a non scivolare con moto al seguito.
Delfi è posta in una posizione invidiabile a circa 500 Mt. di quota sul ciglio di uno strapiombo affacciata sul mare del golfo di Corinto, ma Delfi è sopratutto il luogo che forse più di ogni altro conserva il maggiore fascino tra i vari centri antichi della Grecia.
Edificata sulle pendici del Monte Parnaso e aldilà della sua collocazione geografica può vantare rovine davvero maestose con un sito archeologico di interesse mondiale.
Volendo trattarci bene prendiamo posto nel lussuoso Hotel Amalia e lasciati i bagagli in camera ci precipitiamo a visitare i templi trovando, con grande disappunto nostro e di numerosi turisti, chiuso il Santuario di Apollo, scendiamo allora di qualche centinaio di metri “consolandoci” con il Tempio di Athena e Tholos, splendidi. Rientrati in paese passeggiamo tra i negozi di souvenir, dapprima snobbati, poi osservando meravigliosi manufatti artigianali passiamo al setaccio ogni cosa, bassorilievi, quadri, vasi, anfore di ogni dimensione e foggia tanto che acquisteremmo tutto anche per i prezzi tutto sommato contenuti, ma ci vorrebbe un furgone e così a malincuore lasciamo perdere.
L’indomani di buon ora ripartiamo, il freddo su questi percorsi montuosi si fà sentire, dopo pochi chilometri da Delfi, salendo di quota, Arhova località sciistica, ed infatti la neve è anche quì vicina, poi la strada inizia a scendere e anche le temperature diventano accettabili. Puntiamo a Sud-Est verso Atene che scegliamo di non raggiungere temndo il famigerato caos della capitale e in corrispondenza di Thiva perdiamo più di mezz’ora alla ricerca della E-962 e anche le indicazioni dei locali servono soltanto a confonderci le idee e come se fossimo in pieno deserto a trarci d’impaccio arriva in nostro aiuto il Garmin riportandoci nella giusta direzione. Entriamo in autostrada poco prima di Atene diretti verso Corinto (cercare di evitare le peraltro poche autostrade in Grecia è spesso un problema, quasi mai segnalate infatti, le strade alternative).
E’ Pasquetta e nell’altro senso di marcia code di automobili di Ateniesi al rientro dalle località marittime del Peloponneso. Presso Corinto usciamo dall’autostrada per visitare una delle nostre mete programmate, il famoso Istmo di Corinto appunto, davvero impressionante transitarvi sopra a quasi 90 metri di altezza dal pelo dell’acqua, una ferita nella stretta striscia di terra larga 26 metri lunga 6 Km. facendo risparmiare un bel tratto di mare a tante navi e grazie al quale il Pireo è assunto a uno dei porti principali del Mediterraneo. Sostiamo a fianco del canale per rifocillarci. Saliamo in moto per gli ultimi  80 chilometri da percorrere in questa bella giornata puntando a Sud raggiungendo Nafplio, sul golfo Argolico, per la strada costiera. Data la bellezza del luogo, Nafplio, è diventata per i Greci una località balneare alla moda ed infatti se tutte le località attraversate erano semideserte questa è stracolma all’inverosimile non riuscendo a trovare un Hotel ma è sufficiente percorrere qualche chilometro, esattamente dall’altra parte della baia, giusto sulla spiaggia in posizione panoramica. Ose chiede e ottiene almeno due giorni di mare ma l’indomani sarà lei stessa a volersene andare, il tempo infatti torna a voltarci le spalle, la giornata è grigia, di quella tonalità in grado di regalarti soltanto svogliatezza; resiste in noi solamente il bisogno quasi fisico di gettarci alla scoperta di nuovi posti magari carichi di fascino e storia. Olympia è tutto ciò, tagliamo il Peloponneso diagonalmente superando altri splendidi panorami nonostante la giornata. Dopo 150 Km.di percorsi tortuosi, attraversando minuscoli paesi dove il tempo pare essersi fermato, il nostro fondoschiena chiede tregua, fermo il GS ai bordi della strada in mezzo le montagne, non ricordo nemmeno dove…, non c’e nessuno solo noi e…un dolcissimo somarello, viene verso di noi fermandosi proprio di fronte alla moto appoggiando il muso al “becco” del GS, poi ci affianca quasi ci volesse dare la “mano”, infine inizia a leccare la moto. Ose dice che gli somiglio… lo prenderò per un complimento… Rimettiamo in moto e di lì a poco giungiamo a Olympia, quasi senza accorgercene, dall’alto della strada scorgiamo alla nostra sinistra un campo con ai bordi delle tribune naturali e comitive di turisti, troviamo una sistemazione all’Hotel Europa in cima alla collina che domina il paese, appoggiati i bagagli in camera corriamo a visitare il sito archeologico. Camminare tra queste rovine comporta una certa emozione, non faccio altro che riflettere che le Olimpiadi così come le conosciamo oggi, gigantesco evento sportivo e mediatico, sono nate quì!.
Il sito è ora elencato tra i luoghi patrimonio dell’umanità, i pullman scaricano ondate di turisti perlopiù Americani presuppongo affascinati dalla storia di questo posto, giungere quì in primavera in questa cornice di verde e fiori ha un grande impatto scenico.
Interessantissimo l’adiacente museo con al suo interno grandi meraviglie opera dell’uomo.
Passeggiare per il paese di Olympia riserva anche quì piacevoli sorprese in termini di pezzi d’artigianato in bella mostra in alcuni negozi ma vale quanto sopra. Entriamo in un Internet cafè per scrivere qualche e-mail a casa e al ns. sito che andiamo a visitare per “…vedere l’effetto che fà”. Passiamo la serata in un bar all’aperto anche se fà un’pò freschino.
L’indomani raggiungiamo Patrasso per il rientro in Italia ma siamo certi che questa prima volta in Grecia avrà un seguito.