Poco meno di 2 anni di pandemia e una sorta di normalizzazione inizia a intravedersi. Il numero di contagiati in Italia ed in Europa rimane sotto controllo e merito dei vaccini e del conseguente Green Pass, si può tornare a viaggiare anche all’estero sia pur con certe precauzioni. Assieme a Daniele pianifichiamo un itinerario prima ad Ovest tra Alpi francesi e Provenza ma poi, volendo andare sul sicuro per non trovarci a fine Settembre a 3.000Mt di quota con il maltempo, puntiamo la bussola ad Est in un itinerario che al massimo salirà a 700Mt. di altitudine.

Quattro giorni in tutto tra Slovenia e Croazia. Anche Daniele è ora in possesso del Green Pass obbligatorio per l’ingresso in Croazia. Ci prendiamo le ferie dal lavoro sperando di non dover mandare tutto all’aria per il Meteo che a pochi giorni dalla partenza si mette a far capricci.

Il tragitto è pressochè pianificato così anche le strutture che ci ospiteranno sono tutte prenotate, una bella differenza da quando, decenni addietro, iniziai a viaggiare in moto, bussando di porta in porta per trovare il giusto alloggio.

Come sempre assieme a noi viaggerà la nostra attrezzatura foto/video e anche questa volta potrò cimentarmi in qualche “Live” commentando assieme al mio compagno di viaggio, quanto ci si presenterà d’innanzi agli occhi naturalmente in modo assolutamente spontaneo e in forma del tutto amatoriale (ci perdonerete inesattezze e castronerie)

E’ il giorno della partenza, mi sveglio di buon ora caricando bagagli e attrezzatura. Mi raggiunge Daniele un pò preoccupato per varie spie e “Warning” che si sono accese sul display TFT della sua Africa Twin 1100, il caso vuole che di fronte alla mia abitazione vi sia una nuova concessionaria Honda e così mentre io raggiungo il primo distributore per fare carburante, il mio compagno di viaggio si reca in officina per valutare il problema. Dopo circa una mezz’ora di attesa, non vedendolo arrivare, inizio un pò a preoccuparmi ma di li a cinque minuti siamo di nuovo insieme e pronti a partire, fortunatamente pare che sull’Africa di Daniele non vi sia alcun problema.

Guadagniamo l’autostrada puntando a Nord-Est. Viaggio tranquillo, anche il temuto traffico oggi non è poi terribile. Raggiungiamo il confine con la Slovenia, sosta per carburante (decisamente meno caro che in Italia) spuntino e l’acquisto della vignetta che per la moto costa € 7,50 per una settimana. Bella e panoramica l’autostrada che dal confine ci porterà a Lubiana che raggiungiamo in un’oretta senza intoppi.

L’Hotel che ci ospita è in pieno centro storico ma riusciamo a raggiungerlo senza problemi. E’ previsto anche un riparo per le moto ma a 500Mt di distanza dalla struttura. Scarichiamo i bagagli e mettiamo a riposo i nostri mezzi. Cambio d’abiti e a capofitto ci buttiamo nella brulicante Lubiana, piena di giovani e di vita. La città offre un bel colpo d’occhio, molto elegante e decisamente “mittel europea”. Ragazzi e ragazze delle numerose università popolano i numerosi tavoli dei locali del centro in una splendida giornata di fine Settembre.

Girovaghiamo per i vicoli e le vie del centro tra i suoi ponti sul fiume lubianica che l’attraversa immortalando su schede magnetiche le immagini del luogo. Assieme a Daniele guadagniamo il tavolo di un Bar per un’aperitivo. Piazziamo treppiede e videocamera e “Live” trasmettiamo sui canali social la nostra esperienza di viaggio appena iniziata, il tutto così a “braccio”. Riusciamo a trasmettere le immagini in diretta anche con una discreta qualità e il riscontro del numero di visualizzazioni, mi comunica Claudio rimasto a casa, è davvero notevole, cogliendoci di sorpresa!

Aperitivo e riprendiamo il nostro girovagare per la capitale slovena. Le ore di luce rimaste passano inesorabilmente così all’imbrunire rientriamo nel comodo Hotel Slon, doccia e usciamo di nuovo per la cena. Fa piuttosto freschino ma qui sono tutti incuranti del freddo e cenano all’aperto mentre noi, sia pure con la mascherina, troviamo un’osteria con tavoli all’interno del locale dove saziare il nostro appetito. Cena in verità senza infamia e senza lode. Ancora due passi per il centro by night e a letto per l’indomani dove ci attende una tappa di tutto rispetto.

Sveglia di buon ora, colazione e l’incombenza di dover raggiungere a piedi le moto nel garage dell’hotel non certo comodo, riguadagnare l’albergo attraverso le vie del centro, caricare i bagagli e finalmente partire!

Lasciamo la bella Lubiana comunque di buon ora quasi in assenza di traffico e riusciamo a trovare subito la strada che, attraverso le montagne punta a Sud verso la Croazia. La temperatura è piuttosto bassa e a tratti fa la comparsa anche la nebbia, accosto a bordo strada per trovare conferma sul navigatore del percorso intrapreso, si affianca un’automobilista e ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto, lo ringraziamo per la cortesia e riprendiamo il viaggio in uno stupendo tragitto di saliscendi tra le montagne dal perfetto fondo stradale e praticamente in totale assenza di traffico esaltando il piacere di guida.

La temperatura cala ancora, sul display della moto leggo 7,5° e l’abbigliamento BMW in Gore-Tex sopra ad una leggera maglia termica mi assicurano un ottimo confort, ho solo freddo alle mani, sono infatti “costretto” a viaggiare senza guanti per riuscire ad azionare le cam sulla moto, operazione che risulta molto difficoltosa indossando i guanti BMW peraltro leggeri.

Fortunatamente di li a poco il Sole riesce a fare capolino donandoci un poco di tepore. Sempre bello il paesaggio che ci si presenta dinnanzi in un territorio assai lussureggiante. Avanziamo verso Sud superando alcuni piccoli centri abitati dall’aspetto molto ordinato. Dopo oltre due ore di marcia ci ritroviamo al confine con la Croazia. Una ventina di minuti di attesa per guadagnare i controlli doganali dove ci viene richiesto il Green Pass senza il quale non si entra.

Superato il confine di li a poco avvistiamo la costa croata e la strada inizia a picchiare verso il mare poco più a Sud di Rieka. Il traffico, mai caotico, risente ancora dei vacanzieri residui ma man mano che procediamo verso Sud anch’esso si dirada e il piacere di guida, su questa bella litoranea, sale esponenzialmente. A tratti il tragitto diviene spettacolare!

Sosta per un pranzo veloce presso il paese di Senj. Qui siamo solo noi e orde di motociclisti per lo più locali che, manco a dirlo, percorrono la strada costiera a velocità folli e infatti, poco più a Sud, ci imbattiamo in un brutto frontale tra un biker ed un’utilitaria. Mentre transitiamo, il motociclista è riverso a terra e gli stanno prestando i primi soccorsi, una scena che avrei fatto a meno di vedere. Un pò scosso proseguiamo per la E65 e verso le 14,30 siamo all’imbarcadero di Prizna, biglietti e ci mettiamo in fila per il traghetto che partirà di li a mezz’ora. Splende un bel sole e la temperatura è quella giusta.

Si salpa, attraversiamo solo un braccio di mare che ci collega all’isola di Pag. Per Daniele è la prima volta, mentre per il sottoscritto si tratta di un piacevole ritorno.

Una volta sbarcati, deviamo verso Sud, mentre la quasi totalità dei motociclisti presenti sulla nave si fermano nel primo centro abitato di Novalia. Il nostro tragitto è qualcosa di spettacolare tra il blu del mare e la terra spoglia, brulla, praticamente deserta. Inizia, almeno per me a farsi sentire un pò di stanchezza, tanto che in prossimità di uno spettacolare ponte che unisce l’estremità meridionale dell’isola alla terra ferma, proprio non me la sento mettermi a far riprese o di far volare il drone. Ho solo voglia di arrivare a meta e di togliermi l’armatura di dosso!

A metà pomeriggio raggiungiamo la nostra meta, Zara. Sono diverse le ragioni che mi hanno spinto a scegliere questo luogo come meta del nostro viaggio. In primis sono ragioni sentimentali, dal momento che la famiglia di mio nonno e di mio papà si insediarono qui quando Zara e la Dalmazia erano italiane. Un periodo di cui avevo sempre sentito parlare, dove il caro nonno Archimede, per meriti civili fu insignito in seguito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.

Nell’immediato dopoguerra, nella regione, salì un clima d’odio e intolleranza verso gli italiani e per questa ragione dovettero darsela presto a gambe nel cosiddetto esodo giuliano dalmata e così Zara, la Dalmazia e non solo, passarono alla Yugoslavia.

Da casa abbiamo prenotato uno splendido Hotel (Teatro Verdi) proprio sulla penisola che ospita il centro storico di Zara che raggiungiamo comodamente con le nostre moto. Scaricati i bagagli, una doccia corroborante e siamo già a passeggio tra le vie della città catturando i suoi scorci più caratteristici o almeno quelli che riesco a raggiungere  con il mio “fardello” multimediale che comprende: reflex, videocamera + accessori e treppiede. Con questi ultimi da subito mi dirigo verso l’organo marino, l’unico strumento musicale al Mondo suonato dalle onde.

In effetti, una volta sul posto, oltre ad assistere ad un tramonto pazzesco con il sole che va a coricarsi dietro alle vicine isole coronate, una moltitudine di persone sono tutte sedute fronte mare ad assistere allo spettacolo con il sottofondo musicale di questa astuta opera ingegneristica. Il crepuscolo, assieme allo sciabordio delle onde, unito ai suoni che si sprigionano dal manufatto, donano al tutto un’atmosfera unica e rilassante.

Ancora foto e dirette video da questo luogo, da cui non vorrei mai separarmi, ma poi l’appetito inizia a farsi sentire. La receptionist dell’Hotel, assai carina, ci consiglia un ristorante a poche centinaia di metri dalla struttura che ci ospita. Ci assicura che non c’è bisogno di prenotare e così, ingenuamente, raggiungiamo il locale molto affollato e in barba alle rassicurazioni, senza prenotazione dobbiamo fare dietro front e andare a zonzo riparando su qualcos’altro che troviamo di lì a poco ma sulla qualità del cibo è meglio sorvolare. In verità, l’unica nota stonata di questo viaggio, è stata proprio la ristorazione che raramente è stata all’altezza delle aspettative. La mia personale impressione è  che sia in Slovenia che Croazia, siano ben lontani dalla “cultura” della buona tavola così permeata nel nostro paese.

Saziato in qualche modo l’appetito si è fatto ormai tardi, ultimi passi ancora in riva al mare ad ammirare lo spettacolo del “Saluto al Sole” una piattaforma che oltre a riflettere la luce della stella del nostro sistema solare al tramonto, con l’oscurità si anima di mille luci in continuo mutamento e poi a nanna, esausti per la giornata davvero intensa.

Terzo giorno di viaggio e le ruote delle nostre moto, puntano ancora a Sud per l’ultima volta. Una tappa assai breve, tanto che al mattino ce la prendiamo comoda visitando qualche rovina di epoca romana nelle vicinanze. Saliamo in moto a metà mattina, non fa caldo ma l’umidità è assai fastidiosa. Usciamo dalla città puntando su Sibenico percorrendo la litoranea. La nostra prossima ed ultima meta sarà il Parco Nazionale di Krka e le sue celebri cascate.

In prossimità di Sibenico lasciamo la costa per dirigerci all’interno tenendo per Krka. In realtà, la nostra intenzione, è di fare prima tappa a Skradin a pochi chilometri dal parco, dove abbiamo trovato un bell’Hotel (Villa Bonaca) lasciare le nostre cose, indossare qualcosa di più comodo e fare visita a cascate e quant’altro. A pochi Km. a Sud dal paese, una pattuglia delle Policja ci sbarra la strada e ci costringe ad un lunga deviazione per raggiungere il centro abitato e il nostro alloggio dal versante opposto, pazienza. Compiamo la nostra deviazione, raggiungiamo il paese  ma a poche centinaia di metri dall’Hotel, un’altra pattuglia di forze dell’ordine ci sbarra la strada, ancora! C’è una corsa automobilistica nei paraggi il cui percorso non passerebbe di certo per la stradella del centro abitato che dobbiamo percorrere noi per raggiungere il nostro albergo ma a nulla valgono le mie preghiere e suppliche perchè ci lascino passare! I personaggi, uno dei quali assolutamente indisponente, ci dice di tornare indietro e all’inizio del paese imboccare una stradina che parte in una salita che è tutto un programma! Accaldato e stanco mi innervosisco, scendo dalla moto per valutare le possibilità.

Daniele si offre di partire in avanscoperta per la ripida ascesa, di li a poco mi chiama ed in effetti mi dice che solo un primo tratto incute un pò in soggezione per chi come me guida un “bestione” perlopiù a pieno carico, non proprio maneggevolissimo in percorsi tortuosi, dopo è, letteralmente tutta una discesa. Rincuorato lo raggiungo e finalmente possiamo lasciare le nostre cose nella struttura che ci ospita, pranzare e non prima di esserci ritemprati, prendere un battello che inoltrandosi nel parco fluviale, dal momento che le strade per Krka sono ancora chiuse per la corsa di cui sopra, raggiunge le cascate di Krka, coprendo una distanza di circa 8 Km. tra andata e ritorno (30 minuti) per la modica cifra di € 27 a testa! Mica poco!!

Belle le cascate e le sue piscine naturali e non c’è nemmeno troppa gente in giro ma, mio parere, nemmeno da paragonare ai laghi di Plitvice più a Nord che avevo visitato qualche anno prima, decisamente di un’altra categoria. Foto e video  e rientriamo in paese per la nostra ultima serata del viaggio. Cena in un locale molto alla buona sul mare, due passi a smaltire quanto assimilato, non molto in verità e dritti a dormire per il tappone dell’indomani, quasi 800Km. che ci vedrà rientrare a casa.

Sveglia di buon ora, colazione, procedura di carico bagagli, vestizione e via! Si parte. Imbocchiamo l’autostrada pressochè deserta. Il percorso, a tratti davvero bello, è tutto un saliscendi e curvoni tra le aride montagne calcaree della Dalmazia. In qualche punto, come raramente mi capita in Italia, attivo pure il cruise control.

Prima della partenza, eravamo solo un pò preoccupati dalle previsioni meteo che per oggi parlavano di grossi temporali quasi fino a casa. Fortunatamente troveremo solo bagnato il fondo stradale in qualche tratto, regalandoci un viaggio piacevole. Pranziamo come “Dio comanda” nel tratto di strada normale in Slovenia prima del lungo e noioso tragitto autostradale italiano dove ci imbatteremo in una manifestazione di imbecilli “no vax” da bloccare l’autostrada per poi arrivare a casa stanchi ma felici portando a termine un bellissimo viaggio propedeutico per altre future esperienze, spingendoci ancora più in la, ancora più lontano in luoghi a noi sconosciuti dove portare le nostre moto, gratificandoci non solo come motociclisti ma ancor più come persone rapite e incuriosite dal Mondo che ci circonda.