3 Agosto Partenza.

….Solo qualche mese fa non sembrava altro che una visione onirica. Quel sogno sta divenendo ora realtà.
Ho un buco allo stomaco la tensione questa volta mi sta giocando un brutto scherzo ma sono certo che non appena avrò girato la chiave del GS tutto svanirà lasciando spazio al piacere del viaggio nonostante l’autostrada che ci porterà ad ANCONA si presenta in uno stato demenziale con lunghe code anche solo per guadagnare un’area di sosta!. Viene voglia di lasciarsi tutto alle spalle il più velocemente possibile e di mandare a quel paese schiere di poveri celebrolesi patentati che godono un mondo “passarti” a non più di 5 cm. dalla tua valigia laterale con la loro auto sportiva a buon prezzo, lo stesso vale per alcuni “colleghi”!? in sella a missili terra aria tanto potenti quanto pilotati senza la benché minima esperienza e coscienza che mezzi da 300 orari dovrebbero richiedere, ma tant’è.
SIRIA e GIORDANIA dunque: smaniosi di conoscere oltre agli aspetti paesaggistici e storici un un mondo un pò più “vero” e comunque meno drogato da tutte quelle schizofrenie nostrane.
Un manipolo di otto temerari: Gino e Giuse, Fabio e Cristiana, Luca e Laura, Ose ed io tutti adepti BMW, tre GS standard ed una ADVENTURE. Arrivi in porto alla spicciolata da ogni parte d’Italia dove naturalmente contattiamo e siamo contattati da altri gruppi di mototuristi e per il sottoscritto e non solo questo è e rimane una delle finalità di questo tipo di esperienze. Cosa c’è di più bello che stringere nuove amicizie mentre ti appresti ad imbarcarti, apprendere da tuoi simili propositi, conoscenze e traguardi curiosando tra bellissime moto preparate in modo da tradire la personalità di ognuno, scambiando cosi preziosi “input” che torneranno certamente buoni.

4 Agosto, navigazione.

La crociera è al solito piacevole. Amara sorpresa nonostante il conto salato (quasi scandaloso) del biglietto scopriamo che i pasti a bordo non sono inclusi.

5 Agosto, sbarco a CESME (TR).

Solita trafila per visti e documenti moto, quest’anno più spedite. Rapidità per altro vanificata dal pesante ritardo che la nave impiega ad attraccare, oramai una prassi.
Poco male prendiamo alloggio in un centralissimo hotel di CESME dove passeremo una piacevole serata.

6 Agosto, CESME-KONYA (TR).

Lungo trasferimento in direzione SIRIA. Consueta attenzione all’attraversamento di IZMIR (questa volta meno caotica del solito).
La TURCHIA quest’anno ci accoglie con un clima particolarmente umido ma è solo questione di poche decine di chilometri e non appena i quattro GS salgono sull’infinito altopiano anatolico “correre” sulle statali turche è assai gratificante.
Pur senza esagerare non riusciamo proprio a rispettare il limite di 90 Km/h ed è solo fortuna se quest’oggi nessuna pattuglia della “Polis” (ne abbiamo contate a decine) ci castiga, a farlo sarà un violento temporale che ci coglie nei pressi di USACK donandoci
peraltro una visione sull’altipiano assolutamente impagabile; troviamo riparo per persone e mezzi in un garage officina lungo la strada: buffo, proprio in quell’istante un amico rimasto a casa nella nostra pianura padana mi comunica via SMS che anche là a qualche migliaio di Km. di distanza stanno imperversando grossi temporali, dopo un’ora è tutto finito e riprendiamo la marcia. Ora è perfetto, una piacevole brezza ha abbassato la temperatura e pulito l’atmosfera dolci colline con mille e più sfumature di colore assaporano il paesaggio. Arriviamo a KONYA verso le 18,30 in una luce meravigliosa dove prendiamo alloggio all’Hotel Huma in posizione centrale. Serata a passeggio tra le trafficate ma eleganti vie della città, più bella di quanto pensassi, poi tutti a letto per l’indomani già incombente che vedrà l’avvicinamento della nostra carovana al confine siriano.

7 Agosto, KONYA (TR)-ALEPPO (SY)

Piccolo inconveniente (prontamente risolto) prima della partenza da KONYA al tappo dell’olio sul GS di Fabio.
Dopo un interminabile e monotono rettilineo il paesaggio oltrepassata KARAPINAR si presenta inaspettatamente bello ci troviamo, ancora per poco sul altopiano anatolico; la quota dai circa mille metri sale lievemente prima di precipitare verso ADANA e quindi il mare.
Rimaniamo davvero stupiti ad avvistare la neve sulle cime più elevate, a queste latitudini e in Agosto è l’ultima cosa che ti aspetti di vedere e a conferma di tutto ciò la temperatura, quasi a mezzogiorno è mite a dir poco; anzi sotto le giacche fa quasi freddo!!!.
Superiamo camion puzzolenti che sembrano uscire da un film del dopoguerra, arrancano carichi come non mai su queste salite a velocità risibili tanto che in qualche tratto divengono dei veri e propri ostacoli mobili, anche se per la verità gli autisti cercano quasi sempre di agevolare il sorpasso.
Prendiamo la nuova autostrada che ci porterà più velocemente a Sud, da quest’anno finalmente attrezzata con pompe di benzina. Avevamo preventivato alla partenza di raggiungere GAZIANTEP e di attraversare il confine a KILIS, tuttavia il caldo e la monotonia del tratto ci inducono a deviare verso ISKENDERUN dove superato un Passo di 700 Mt. circa ci ritroviamo in una verde e rigogliosa vallata dove noto decine di contadine ricurve sul lavoro nei campi.

Siamo al posto di confine turco dove ci sbrighiamo in 10-15 minuti. Percorro il chilometro e mezzo di terra di nessuno con emozione, quasi timoroso di entrare in uno dei cosiddetti “stati canaglia” che a detta degli americani foraggerebbe il terrorismo palestinese e internazionale dimenticandosi o sorvolando però su tutti i pasticci compiuti da loro e dagli israeliani nell’area ma questo è un altro discorso anche se giocoforza, come occidentale,ed in ragione di tutto ciò ti chiedi come verrai accolto.

Eravamo preparati alla pazienza ma quattro ore al posto di frontiera siriano sono davvero troppe: alla fila per i passaporti veniamo superati un po’ da tutti, poi ne capiamo la ragione, in mezzo agli altri documenti         per “oliare” gli ingranaggi c’è qualche biglietto da 10 Dollari, per rimediare però è troppo tardi il gioco và fatto con stile!…, alla fine tra carnet e assicurazione (per un mese) scuciamo ben 90 Dollari a moto, so chi se l’è cavata con 70 ma siamo troppo esausti per combattere.
All’ imbrunire ci spalancano il cancello per il nostro ingresso ufficiale in SIRIA; da subito mi trovo a che fare con strade sgangherate in direzione di ALEPPO. Bastano pochi chilometri, l’attraversamento di pochi villaggi per avere la conferma che paesi come MAROCCO o TUNISIA sono avanti di anni luce, ma ovviamente questo ha anche un aspetto positivo qui il turismo come inteso nei posti sopra menzionati o ad esempio in EGITTO non esiste, di conseguenza la gente ti si avvicina quasi sempre per sola curiosità, per conoscerti o per conoscere la moto e non per spillarti dei soldi e non è una differenza da poco.
L’oscurità ci sorprende a qualche chilometro dalla città, personalmente sono teso, carretti, trattori e quant’ altro circolano senza luci, ALEPPO poi ci accoglie con un traffico infernale dove tutti suonano i clacson all’impazzata senza ragione sfiorandosi di pochi centimetri ma poi troviamo sistemazione al “Tourism” per 50 Dollari a camera colazione inclusa.

8 Agosto, ALEPPO (SY).

Dopo due giorni da “prova speciale” ci prendiamo un giorno di riposo dedicandoci alla visita della città. Dapprima l’antica cittadella posta in cima ad una collina e fortificata da mura e verosimilmente difesa da un canale che la circondava. L’ingresso costa 6 Dollari a testa ma ne vale la pena, molto bello il panorama che si può godere da qui. In corso d’opera vi sono scavi diretti da un archeologo tedesco che stanno riportando alla luce antiche vestigia della civiltà Ittita su cui gli arabi in epoca più recente hanno edificato questo castello assai imponente.
Da non perdere il Souk di ALEPPO, labirinto di merci e varia umanità, assolutamente autentico.
Chiudiamo la giornata in bellezza con una sontuosa cena tipica al “Sissi House” il migliore ristorante in città e come apprendiamo dalla guida, forse il migliore di tutta la SIRIA.
Il locale, in stile armeno è sicuramente da vedere; non facendoci mancare niente spendiamo la bellezza di 7 Dollari a testa (da noi ci paghi appena una pizza).

9 Agosto, ALEPPO-DAYR AZ ZOR-PALMYRA.

Lasciando ALEPPO ecco subito l’imprevisto, sgusciando tra le strade della città commetto l’errore di “pinzare” istintivamente il freno anteriore in prossimità di una rotonda avvertendo una pavimentazione particolarmente scivolosa, neanche il tempo di accorgermene che ci ritroviamo a terra con la moto che disegna un 360° sull’asfalto impregnato di acqua e olio. Ci rialziamo immediatamente constatando solamente un ginocchio sbucciato e con mia grande sorpresa nessun danno alla BMW, le resistenti valige della Touratech hanno assorbito l’impatto proteggendo il GS.
Passato lo spavento riprendiamo la marcia puntando su DAYR AZ ZOR e la valle dell’EUFRATE che però si riveleranno ben al di sotto delle aspettative. Durante le poche soste nei villaggi lungo la strada veniamo assaliti da bambini cenciosi, incuriositi dalle moto che ben poche volte avranno avuto modo di vedere e soprattutto toccare.
A DAYR AZ ZOR sosta per rifocillarci, altra amara sorpresa la benzina senza piombo che avevamo trovato ad ALEPPO qui, quasi ai confini con l’IRAK, non esiste.

Il caldo seppur notevole è tutto sommato sopportabile, a patto di avere con sé una buona scorta d’acqua.
Oltre l’agglomerato e gia in direzione PALMYRA il paesaggio si presenta prevalentemente desertico e comunque bello solo in qualche tratto.

Giungiamo a TADMUR (Palmyra) nel tardo pomeriggio ovviamente spompati dagli oltre 550 chilometri della tappa. Prendiamo alloggio all’Hotel Ishtar per 20 Dollari a camera e ci catapultiamo alle rovine. Quasi del tutto assenti i turisti evidentemente spaventati dai fatti dell’11 Settembre, davvero un peccato. Il luogo oltre che tranquillissimo è semplicemente grandioso. Visitiamo il sito al tramonto o almeno una parte di esso, viste le sue dimensioni ragguardevoli tenendoci il resto per il mattino successivo.

10 Agosto, PALMYRA (SY)-AMMAN (JOR)

Davvero bella la strada PALMYRA-DAMASCO uno splendido deserto in quota sormontato da una catena di aride montagne che talvolta assumono forme bizzarre.

Attraversiamo la capitale siriana con una guida che eufemisticamente definirei attenta al traffico non che alla carenza di segnaletica; accorre in nostro aiuto un gentile automobilista che ci scorta sin quasi fuori città togliendoci così dagli impicci.

Oltre un centinaio di chilometri sull’autostrada che collega DAMASCO alla GIORDANIA e ci troviamo in frontiera. Qui salta subito all’occhio la differenza di possibilità economiche, di organizzazione nonché di ordine e pulizia tra i due stati, tanto che sbrigate le pratiche doganali (in meno di un’ora) mi sembra quasi d’essere ripiombato in Europa. Le auto poi dei frontalieri che attraversano il confine con noi sono una teoria di grosse e costose GMC, TOYOTA LAND CRUISER, CADILLAC, FORD EXPLORER, BMW X5, CHEVROLET, quasi completamente mosse da potenti V8 a benzina di 4500, 5000 o più di cilindrata; un’occhiata alle targhe ed eccone la ragione: KUWAIT ed EMIRATI ARABI a guidarle non più da sporchi e maleodoranti personaggi ma         eleganti signori di bell’aspetto avvolti nelle loro bianche         ed eleganti tuniche fresche di bucato.

Cala la sera e ci troviamo ancora per strada, il gruppo punta su JERASH noi su AMMAN. Ore 23,20, giunti nella capitale della dinastia Ascemita domandiamo di un Hotel ad una pattuglia della Polizia la quale senza problemi ci scorta fino allo “Shepherd” in posizione centrale. 50 Dollari a camera per un albergo davvero raffinato dove oltretutto abbiamo la possibilità di parcheggiare la moto nella hall!!!.

11 Agosto, AMMAN (JOR).

Giornata di relax e a passeggio per la città che pare divisa in due, la parte alta e moderna dominata da eleganti palazzi, presidiata dalle multinazionali, da grandi catene di lussuosi alberghi e la “Downtown” che è in tutto e per tutto una città araba. Vedendoci armeggiare con la Lonely Planet si accosta un ragazzo molto gentile che si prodiga in preziosi consigli per la visita del centro, è un giovane ingegnere palestinese che vive ad AMMAN da parecchi anni, ci invita nel vicino e caratteristico Arab Cafè dove tutti gli avventori fumano Narghilè incluso il nostro nuovo amico. Ho modo così di apprezzare i preparativi all’uso di questo strano congegno, Luca, il nome che il ragazzo si è dato, probabilmente per facilitarci il compito, mi invita a imitarlo, una, due, tre boccate e…mi sembra di fumarmi un’arancia, mi sforzo di comprendere da non fumatore il piacere che ne possa derivare ma senza successo. Consumiamo in tutto tre limonate ma al momento di pagare “Luca” insiste per offrire, imbarazzati, dopo qualche minuto di tira e molla accettiamo. La nostra visita alla città vecchia prosegue nel caratteristico mercato della frutta e verdura e all’anfiteatro Romano splendidamente conservato.

Sperimentiamo anche la AMMAN “by night” cenando in ristorante alla moda al lume di candela. Tutti ma proprio tutti arrivano a bordo di grosse ammiraglie accompagnati da donne eleganti guarnite in esclusivi abiti da sera.

12 Agosto, AMMAN-MT. NEBO-MAR MORTO-WADI MUSA (Petra)

A poche decine di chilometri dalla capitale seguiamo le indicazioni per MADABA e MONTE NEBO il luogo dove Mosè pare indicasse ai suoi la “Terra Promessa” e dove sembra vi sia anche sepolto, l’intera Cristianità lo venera come luogo Santo, favolosi gli antichi mosaici che vi si possono ammirare, belli da togliere il fiato, l’intero sito è pervaso da una atmosfera di misticismo. Qui come sperimenteremo anche in seguito di turisti ve ne sono pochissimi, abbiamo così modo guardare e fotografare indisturbati, alcune stele in prossimità dell’ingresso ricordano la recente visita di Giovanni Paolo II in Terra Santa.
La strada ora, peraltro non segnalata nella mappa in nostro possesso, prosegue in picchiata verso il MAR MORTO e per la prima volta vedo il valore dell’altitudine del GPS in negativo; ho letto fino a –378 metri sotto il livello del mare!, in questa depressione il caldo è davvero forte, le soste sono ridotte al minimo indispensabile. ISRAELE è a due passi ecco il motivo dei numerosi posti di blocco con tanto di militari in HUMMER (l’enorme fuoristrada visto all’opera durante la guerra del golfo) con mitragliatrice e addetto al pezzo pronti all’uso, intravediamo la strada che congiunge la sponda giordana a quella israeliana del MAR MORTO, transennata.
Avanzando verso sud, in prossimità di un impianto industriale posto in riva al mare veniamo fermati e invitati dalla mano d’opera  all’interno dell’impianto dove si estraggono e lavorano i famosi prodotti cosmetici del MAR MORTO, esportati e venduti a prezzi esorbitanti nel resto del mondo, ad Ose non sembra vero di tanta grazia e visto il suo malcelato interesse ci fanno dono di due grosse buste da 1 KG. l’una di fanghi e sali!.
Lasciamo il MAR MORTO e con una bella e ripidissima salita ci troviamo a 800-900 metri sopra il livello del mare il tutto in pochissimi chilometri, di li a poco ci immettiamo sulla tormentata KINGS ROAD che per la verità ci aspettavamo offrisse un qualcosa in più, tratto anzi davvero estenuante prima di raggiungere WADI MUSA (PETRA).

Nonostante una lunga deviazione siamo a Petra di primo pomeriggio, anche qui vale come altrove, la misera affluenza turistica ha causato la chiusura di alcuni esercizi e in generale l’abbassamento dei prezzi degli alberghi, una giovane coppia di Milano ci ha riferito di aver preso alloggio nel lussuoso “MOVENPICK” per solo 40 Dinari giordani         per camera (circa 60 Euro) contro i 120 Dinari (180 Euro) che la clientela solitamente pagava.

Prendiamo una bella stanza al “PETRA PALACE” a poche decine di metri dall’ingresso del SIK per 32 Dinari, (meno di 50 Euro) ma non solo, il costoso ingresso al sito è passato dai 20 agli 11 Dinari per persona (16 Euro).

Con il generoso aiuto di un inserviente dell’Hotel ripulisco la moto alla meglio dopo i circa 3000 Km. percorsi sin qui ma soprattutto dopo essere stati investiti da catrame nebulizzato percorrendo una strada in rifacimento a MADABA.

13 Agosto, PETRA.

Forse il “Must” di tutto il viaggio. Gambe in spalla alle 7 di mattina e il sole che gia a quest’ora picchia forte, facciamo scorte di acqua e cibo per il lungo trekking nel SIK. Quasi un chilometro, di per sé spettacolare, attraverso queste strette gole prima di giungere al         “KHAZNEH” (La Tesoreria).

“…Oh my God, oh my God…” esclama l’americano che mi sta accanto vedendo materializzarsi questa visione; foto, filmati e quant’altro pur rappresentativi non gli rendono giustizia, poche altre opere dell’uomo credo

possano concorrere con lo splendore assoluto di questi manufatti che la civiltà Nabatea ha realizzato circa sei secoli prima di Cristo e poi inspiegabilmente abbandonato, probabilmente, secondo alcuni studiosi, per l’allontanarsi delle rotte commerciali che l’avevano arricchita.
Alcuni cavalli vanno e vengono per il SIK e non può non tornarmi alla mente la celebre sequenza di “INDIANA JONES, E L’ULTIMA CROCIATA” il terzo episodio della famosa saga che ambientò proprio qui le scene più spettacolari e avventurose del Film e AL KHAZNEH, cioè la tesoreria, proprio perché si pensava potesse custodire chissà quali preziosi. Lo spettacolo non termina qui, prosegue per chilometri lungo un sentiero che nel tratto finale diviene assai impervio ripagando tuttavia del sudore con scenari incredibili in particolare per la notevole quantità di templi e tombe scolpiti nella roccia che ha contribuito in maniera determinante alla bellezza inesprimibile del luogo con venature dai mille colori, un gioco di sfumature e forme che neanche un grande artista avrebbe potuto concepire. Saliamo fino al Monastero, assolutamente esausti, ad accoglierci in cima alla montagna un’opera ancora più imponente del KHAZNEH ma forse meno elegante, parliamo di dettagli; prospicente al MONASTERO una grotta naturale in cui alcuni beduini hanno fatto le cose per bene stendendo materassi e ricoperto il pavimento con tappeti tipici offrendo all’esausto visitatore giunto sin quassù un giaciglio su cui schiacciare un pisolino, dissetarsi e nel contempo ammirare lo spettacolo dell’uomo e della natura in perfetta sinergia.

14 Agosto, WADI MUSA-AQABA.

Appena 140 chilometri da PETRA ad AQABA, la tappa più breve del viaggio, tuttavia per la prima volta sperimentiamo il caldo quello vero, dai circa 1300-1400 metri scendiamo a livello del mare. Trasferimento breve come detto ma sulla “Desert Highway” intravediamo grandi panorami che preannunciano il WADI RUM che ci riserviamo per il giorno successivo. Qualche problema a reperire una buona stanza sul MAR ROSSO, le quotazioni non sono molto convenienti ma la solita imbeccata ci porta al Nairuk Hotel, 25 JD (37 Euro) per una camera più che dignitosa fortunatamente con aria condizionata         avendo di gia fatto i conti con la canicola, quasi 50 gradi all’ombra, “…sembra di essere dentro un forno a microonde…” preannunciava la Lonely
Planet, mai come in questa occasione abbiamo riscontrato l’esattezza di tali indicazioni; alle 20,30 di sera per strada il display indica ancora 44°!!!.

Solo di tardo pomeriggio lasciamo la nostra fresca stanza per un Diving Centre a 10 chilometri dalla città in prossimità del confine di AD DURRA con l’ARABIA SAUDITA per ammirare la trasparenza e la ricca fauna del mare.

15 Agosto, AQABA-WADI RUM-JEBER Border.

Una giornata assai movimentata non c’è che dire. Lasciamo AQABA di mattino presto evitando il suo torrido microclima, avanziamo speditamente verso Nord sulla Desert Highway superando vecchi ma pittoreschi MAN tedeschi che sottoposti all’asprezza della salita nonché
dal pesante carico procedono a non più di 30 km/h privi di cofano motore per evitare per il probabile surriscaldamento.
Quando una località viene tanto decantata spesso vedendola con i tuoi occhi ne rimani un tantino deluso, ebbene questo non è il caso del del WADI RUM descritto in numerosi appunti di viaggio come uno dei deserti più belli del mondo, con queste credenziali personalmente mi aspettavo molto e posso assicurare che i paesaggi attraversati sono andati aldilà delle più rosee previsioni.
Dalla Desert Highway svoltiamo a destra, un lungo rettifilo

che dopo all’incirca una trentina di chilometri, in cui ho fermato la moto svariate volte per assaporare appieno delle più intime sensazioni, eccoci al villaggio agoniato in cui veniamo invitati a lasciare il mezzo vicino alla Rest House e dove per inoltrarsi nel deserto vero e proprio pare, non me ne sono accertato, vi sia         solo la possibilità di affittare uno sgangherato TOYOTA pick up con relativo autista, prezzi da 7 a 45 JD a mezzo, a seconda dei punti toccati, oppure pagare il solo biglietto d’ingresso, 1 JD a testa, e partire per un trekking nel deserto (per sportivi allenati), dover pagare un biglietto per entrare nel deserto mi ha lasciato         per la verità un poco perplesso ma si sa che il turismo talvolta comporta anche queste forzature. Giungere sin qui in moto era per me e la mia compagna un sogno difficilmente realizzabile, per chi come noi ama la natura in ogni sua forma e i grandi spazi questa è una meta assoluta!. Sabbie dalle diverse sfumature, grandi pareti di roccia, falesie, archi di pietra, profonde gole in cui sono presenti antiche incisioni rupestri e poi una dolce brezza, inaspettata a queste latitudini e su tutto un magnifico cielo blu cobalto a far risaltare ancor più i colori sottostanti. Passiamo circa tre ore nel WADI RUM ma vorremmo restarvi almeno per la notte accampati nelle tipiche tende beduine, svariate ragioni ce lo impediranno, procurandoci l’unica vera nota di rimpianto di questo viaggio.

Al momento di ripartire una bella sorpresa, cinque  motociclisti portoghesi su BMW GS ADVENTURE e BMW 1100 GS attrezzate di tutto punto e con….carrello al seguito!.
Grandi saluti e strette di mano, apprendiamo del loro itinerario a dir poco avventuroso: partiti da tre settimane si sono lasciati alle spalle PORTOGALLO, SPAGNA, FRANCIA, TUNISIA, LIBIA, EGITTO e GIORDANIA, ma ad attenderli altri due mesi di viaggio, ARABIA SAUDITA, YEMEN per poi attraversare tutti i paesi centro africani, una sfilza di stati che non ricordo nemmeno più; logico scambio di indirizzi nonché di foto e ripartiamo alla volta della SIRIA, …e noi che pensavamo di aver fatto chissà che.
Di nuovo in cammino per un lungo trasferimento fino al confine siriano in un viaggio tormentato da forti raffiche di vento che soffiava trasversalmente al percorso sollevando grosse nuvole di sabbia che talvolta ci investivano con violenza azzerando addirittura la visuale per qualche decina di metri. Giungiamo in frontiera di tardo pomeriggio, iniziamo l’andirivieni tra gli uffici e tra timbri, tasse e quant’altro, poi, sopraggiunge un “simpatico fuori programma”: mentre mi trovo in fila per timbrare i passaporti noto un tizio a pochi metri da me mentre alza la voce con un arabo alle prese con le stesse formalità, i due discutono animatamente, uno dei due intima l’altro di esibirgli il portafoglio custodito sotto la tunica mentre il primo cerca il suo invano nelle proprie tasche, visibilmente offeso l’arabo estrae il proprio mostrandolo stizzito al suo accusatore dopodichè succede il finimondo, un terzo chiude le porte della dogana nessuno esce finchè non si ritrova il maltolto, il sottoscritto riesce assieme a qualcun altro a sgattaiolare fuori dopo che il personaggio che che aveva cercato di sbarrare le porte cerca di stopparmi mentre mi reco alla ricerca di bolli mancanti nell’ufficio adiacente; ultimate le nostre pratiche e infilati i caschi torniamo in sella mentre cala la sera ma un poliziotto mi si avvicina ed in inglese mi domanda se ho visto passare altri motociclisiti, rispondo di no, di rimando mi chiede se fossi a conoscenza di altri motociclisti, italiani?!, passati di li, d’istinto rispondo che probabilmente nell’arco della giornata qualcun’altro del nostro gruppo potesse aver attraversato il confine non capendo peraltro la ragione di quella domanda; a questo punto vedendo arrivare il comandante Giordano della Polizia di frontiera accompagnato dal tizio derubato insieme a quel brutto ceffo che aveva cercato di prendermi per un braccio, comincio ad avere qualche sospetto, ai tre si aggiunge un gruppo di persone che accorre incuriosita, io ed Ose siamo sottoposti ad un interrogatorio sommario in mezzo alla folla, continua  nel frattempo tra i tre un concidiabolo incomprensibile fatto anche di cenni d’intesa e sguardi intimidatori, il comandante torna a rivolgersi al sottoscritto insinuando che uno dei nostri amici?! potesse aver rubato il l’oggetto a quel disgraziato, scatta in me una reazione furibonda, alzo la voce in un inglese un po rudimentale e davanti ad una platea improvvisata avverto che non si possono permettere di accusare nessuno senza aver veduto niente di niente; l’aria si fa molto tesa ora i poliziotti vogliono che li segua in caserma per sottopormi ad un interrogatorio formale, ho il sangue agli occhi, schiumo di rabbia, urlo che è incredibile quel che sta accadendo e mi rifiuto di seguire chicchessia, il comandante, aizzato da quell’ometto ripugnante, continua vergognosamente a invitarmi a seguirlo, niente da fare!, anche Ose (la mia compagna) perde le staffe come mai l’ho vista fare “siamo turisti non dei ladri…” scaraventando passaporti, portafogli e documenti ai piedi del “pezzo grosso” rimanendo visibilmente colpito da quel gesto. A mia volta per sbloccare la faccenda invito energicamente la Polizia a perquisire sotto gli occhi di tutti, noi e la moto!!! e che una volta terminato avrei contattato l’ambasciata e preteso le scuse formali; dinnanzi alla nostra fermezza i nostri accusatori tentennano, il “losco figuro” è chiaramente in imbarazzo cosicchè ci invitano a proseguire senza         ulteriori problemi. Guadagno il posto di frontiera siriano quasi scoppiando a ridere ripensando a l’assurdità della cosa e per allentare la tensione vari personaggi che avevano assistito al siparietto ci vengono incontro sorridendo e facendo battute sull’accaduto. E’ andata bene ma posso dire di essermela vista brutta!.

Entriamo in SIRIA che è ormai sera tardi, non gradendo particolarmente viaggiare in questi paesi nottetempo prendiamo una stanza in un Hotel a poche centinaia di metri dal confine, stanza sulle cui condizioni è meglio sorvolare, distrutti ci corichiamo addormentandoci di colpo.

16 Agosto, JEBER border-HAMA (SY).

Sveglia all’alba e con Ose ancora ridiamo ripensando alla serata trascorsa, potremmo cambiare nome al sito,

“MOTODISAVVENTURA” o ancor peggio “MOTOSFIGA”.

Viaggio piacevole, raggiungiamo DAMASCO di venerdì evitando fortunatamente il traffico delle giornate lavorative, tuttavia l’attraversamento della capitale come del resto ogni grande città richiede viva attenzione, anche i pochi mezzi in circolazione muovendosi indisciplinatamente (sotto gli occhi della Polizia) provocano un bel caos ma poi grazie ad un gentile autista di pullman e al sempre comodo GPS ci immettiamo nella giusta direttrice. Quattrocento chilometri ed eccoci ad HAMA, l’albergo prescelto è il Noria Hotel, in splendida posizione, con camere ben arredate e con bagni puliti il tutto a 32 Dollari americani per stanza.
Le NORIE, gigantesche ed antiche ruote di legno sull’ORONTE sono l’attrattiva principale di HAMA, 17 anzi 18 ruote, secondo una guida del luogo, con diametro fino a 20 metri, uno spettacolo vederle girare e ascoltare nel loro “lamento”: Bambini e ragazzi sfoggiando il loro coraggio vi si arrampicano fino in cima per poi tuffarsi nel fiume, una scena atavica di ritorno alle origini.

Uno strano tipo di carnagione chiara e capelli rossicci (ne ho incontrati parecchi) che tutto sembra meno che un siriano ci si avvicina comunicando un francese fluente, ci invita a seguirlo in un giro turistico davvero inusuale. Calandoci per prima cosa in alcuni buchi nel pavimento alla base in pietra delle ruote osserviamo da vicino, praticamente con i piedi a mollo i giganteschi ingranaggi che muovono questi incredibili esempi di idraulica primordiale. Grazie al nostro cicerone conosciamo una famiglia in gita sul fiume, Ose si intrattiene diversi minuti con una sua coetanea, dagli sguardi il desiderio reciproco di conoscere un mondo cosi diverso dal proprio.

Degna di nota anche la successiva passeggiata per gli antichi vicoli della cittadella d’epoca Romana. Grande spettacolo HAMA lo offre anche di notte con le famiglie a passeggio per le vie, i negozi in piena attività e la riva del fiume con i suoi invitanti locali all’aperto e le NORIE sapientemente e suggestivamente illuminate, peccato solo che gli abitanti di questo luogo così unico lancino cartacce, bottiglie vuote etc. nel fiume con la massima disinvoltura.

17 Agosto, HAMA (SY)-POZANTI (TR)

Inizia la nostra marcia d’avvicinamento a casa, rientrando in TURCHIA per il solito confine di BAB EL HAWA, sperimentiamo la “celerità” delle pratiche doganali quando si giunge in confine di primo mattino, in appena un’ora ci ritroviamo a calcare le statali turche, un record!.

Il maltempo che nel frattempo sta flagellando l’Europa fa sentire i suoi effetti anche nel Sud-Est della TURCHIA a ottanta chilometri da ADANA veniamo investiti da un violento temporale tanto che con l’abbigliamento leggero in uso ci è praticamente impossibile proseguire, usciti dall’autostrada troviamo riparo in una remota stazione di rifornimento con annesso ristorante frequentato esclusivamente da camionisti i quali alla nostra vista sgombrano la tettoia da tavoli e sedie per poter ospitare anche la moto.
Infreddoliti, zuppi fradici e con un buco allo stomaco, veniamo serviti e riveriti come dei pascià; in tre minuti ci vediamo recapitare, nonostante la modestia della locanda, piatti caldi divinamente cucinati e dall’aspetto sontuoso.

Come all’andata in un’ora i nuvoloni carichi di pioggia si spostano altrove, rifornimento al GS che finalmente dopo innumerevoli “pasti” di dubbia qualità ritrova la “Kursunsuz” (benzina verde). Nuovamente in sella e superata ADANA guadagnamo quota ma il cattivo tempo che credevamo alle spalle ci ripiomba addosso ad una altitudine di 1300-1400 metri dove quando piove fa notevolmente più freddo che a livello del mare, nuvoloni neri dall’aspetto assai più minaccioso dei precedenti scaricano sul percorso barili d’acqua, la nostra unica via di salvezza è uno dei pochi cavalcavia da cui sfrattiamo un camionista fermo a proteggere con dei teloni il prezioso carico d’uva. Una breve attenuazione del fenomeno temporalesco e ci rimettiamo in cammino, come chiodo fisso la ricerca spasmodica di un albergo. Neanche dieci chilometri e in prossimità di POZANTI, dove termina il breve braccio autostradale che in futuro dovrebbe collegare Adana ad Ankara, la nostra buona stella si ricorda di noi, mentre ricomincia a piovere a dirotto ecco che avvistiamo il grazioso Hotel Arikan per circa 25 Euro a camera.

18 Agosto, POZANTI (TR)-AFYON (TR)

Termina il nostro viaggio esplorativo e gli ultimi giorni saranno all’insegna del relax. La tappa odierna non offre particolari spettacoli paesaggistici tuttavia come all’andata su questi pianori do gas alla BMW trasmettendomi “good vibrations”, il piacere della guida. Negli oltre quattrocentocinquanta chilometri coperti sin qui il freddo ci costringe a frequenti fermate nelle numerosissime aree di sosta per un Cay (THE). Qui in TURCHIA le stazioni di servizio non offrono solo carburante, in quasi tutte vi si trovano anche piccoli market alimentari, bar e ristoranti.

Ad AFYON la promessa formulata l’anno precedente di tornare nel favoloso Hotel Ikbal, un centro benessere cinque stelle per 60 Euro a camera comprensivi di colazione, cena, oltre a vari extra, in questa poco nota località termale per usufruire di quei servigi che potranno ritemprarci dopo un viaggio cosi impegnativo.

Epilogo

Volgendo al termine provo a tirare le somme di questa esperienza; il viaggio è sicuramente alla portata di molti a patto però di non sottovalutarlo e di tenere presente alcuni capisaldi. Studiando la cartina del Medio Oriente può trarre in inganno le tutto sommato piccole dimensioni dei due stati, i chilometraggi non sono in verità elevatissimi ma le condizioni climatiche, non parlo del caldo tranne che ad AQABA meno forte del previsto, quanto del vento quasi onnipresente e talvolta molto forte. Lo stato delle strade in particolare possono mettere alla prova fisici e materiali.

Attenzione particolare nell’attraversamento delle città gli asfalti già viscidi per costituzione vengono di sovente lavati con getti d’acqua, il risultato è come guidare sul sapone, sfiorate i freni e siete a terra.

Le spese del viaggio sostenute sono abbastanza elevate, non per vitto e alloggio, molto contenuti specie in SIRIA, ad incidere notevolmente è stata la voce trasferimenti marittimi nonché visti e carnet, quest’ultimo fatto direttamente nei posti di confine.

Riguardo al carburante, abbiamo effettuato il viaggio con la nostra BMW R 1150 GS che notoriamente è molto parca nei consumi (circa 20 Km/litro con passeggero e bagagli, nei tratti misti) tuttavia la situazione distributori sia in SIRIA che GIORDANIA è abbastanza imprevedibile, in un tratto li trovi agevolmente poi per quasi 200 chilometri non ne incontri uno: viaggiando con un mezzo catalizzato mi sono trovato spesso in difficoltà, la “verde” in SIRIA (benzin no rasass) è disponibile solo nelle grandi città e solo presso alcune pompe di benzina. In GIORDANIA l’ho trovata solo ad AMMAN, in tutti gli altri casi ho rifornito con un po’ di tutto sperando di non aver spedito all’aldilà il catalizzatore. Voglio tuttavia richiamare l’attenzione sul serbatoio del GS standard che personalmente giudico insufficiente quasi ridicolo se si desidera intraprendere viaggi un po’ impegnativi, anche facendo molta attenzione ho rischiato di rimanere a secco un paio di volte e non solo qui ma anche nella vicina SVIZZERA!.

L’ideale sarebbe un serbatoio da almeno una trentina di litri, ottimo quello che equipaggia l’ADVENTURE, o addirittura un 41 litri della TOURATECH di cui erano equipaggiati i ragazzi portoghesi. Anche se non si deve attraversare il SAHARA avere una larga autonomia permette di gestire al meglio le situazioni.

Nota di merito và alle persone, gentili, disponibli mai invadenti ma molto, molto curiose verso gli stranieri e la moto, non infuriarsi se i passanti vorranno toccarla o addirittura, come è capitato a noi, baciarla!, un grande lasciapassare.

Taccuino di viaggio

-Totale spese effettuate:             (2 pers.)               circa 3700 Euro

-Nave Ancona-Cesme con cabina

esterna per due persone + moto A/R.                 1532 Euro

-Totale spese per ingresso nei paesi

attraversati per visti e Carnet.               circa 350 Euro

-Patente internazionale.                                             45 Euro

In breve: durata del viaggio tre settimane, a differenza di quello Giordano il visto per la Siria va richiesto prima della partenza tenendo conto che, come nel nostro caso ripercorrendo la Siria nel viaggio di rientro il visto necessario è quello “più ingressi”. Nessun problema per il Carnet De Passage rilasciato nei posti di confine.

Giorgio Pongiluppi