Sono ormai passati 8 lunghi anni da quando assieme a Claudio ed in sella alle nostre moto non calco più le strade del paese della mezza luna, paese che ho imparato ad amare nel lontano 2001 nel mio primo viaggio in Turchia in sella alla mia BMW R1100GS ma è da quell’ultima volta anelavo il desiderio di farvi presto ritorno. Quest’anno mi si presenta l’occasione di progettare un viaggio assieme alla famiglia, giocoforza, senza la moto ma in auto fin laggiù, attraversando Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria e infine Turchia… Overland!

Questa sarà per me la quarta volta che raggiungo e visito il paese conteso tra Europa e Asia, non contando quell’Estate del 2002 che la Turchia la attraversammo solamente per approdare in moto in Medio Oriente, nello specifico in Siria e Giordania in un epico viaggio che ci cambiò, ma quello è un altro capitolo.

Passo settimane a progettare e pianificare il percorso facendo conciliare i desideri dei miei cari con quelli del sottoscritto che predilige spingersi prevalentemente ad Est ad ammirare panorami mozzafiato ed approfondire la conoscenza di quei luoghi che di fatto sono stati la culla della civiltà che conosciamo.

Ovviamente la “mediazione” non è sempre facile, tuttavia anche le zone più turistiche e battute del Paese come la celebre Costa Turchese, richiamano fascino e curiosità.

In passato, per il trasferimento, con auto e moto ci eravamo sempre affidati alle navi che dal nostro Paese salpavano per far rotta sulla Grecia o addirittura direttamente in Turchia. Queste ultime soppresse già da parecchi anni. Consultando vari Siti di compagnie marittime per la tratta Ancona-Igoumenitsa scopro tariffe a dir poco “abominevoli” e già mesi prima della partenza programmata, tutte le cabine a bordo sono esaurite! Quindi??… Propongo a moglie e figlia di farcela tutta via terra con la nostra auto, auto in verità piuttosto comoda e spaziosa ma i Km. sono comunque parecchi.

L’idea sulle prime non raccoglie grandi consensi, anzi. Io però, convinto come un “pompiere”, difendo l’ispirazione a spada tratta, convincendo le mie compagne di viaggio che a tappe l’impresa è fattibilissima!

Senza troppo entusiasmo, quando mancano un paio di mesi ad Agosto e alle nostre ferie dal lavoro, vengo finalmente assecondato e il progetto validato sia pur modificando tappe e tragitti. C’è una sostanziale unità di intenti fino al raggiungimento della Cappadocia, da li in poi preferiamo decidere passo passo, l’estensione del nostro viaggio e relativo percorso di rientro in patria.

Man mano che i giorni e le settimane passano nella meticolosa pianificazione del viaggio, nelle “mie donne” sale l’interesse e la partecipazione a questo progetto che, a dirla tutta, una volta comunicato ad amici e colleghi, avvertiamo  qualche cenno di perplessità per non dire scetticismo.

Passo intere serate a pianificare percorsi, prenotando gli Hotel lungo le tappe prestabilite ma anche verificando i documenti richiesti per l’attraversamento delle varie frontiere. Fortunatamente, essendo noi tre sprovvisti dei passaporti, scopro che per ognuno dei paesi che dovremo attraversare, Turchia compresa, è sufficiente la Carta di Identità.

Il nostro mezzo, un Mitsubishi Pajero passo lungo con già 10 anni sul “groppone” ma a cui ho sempre prestato cure e attenzioni, contraccambiato sempre da lunghi viaggi senza inconvenienti. Per i documenti dell’auto è sufficiente la carta verde che però non veda barrata la sigla su paesi come la Turchia. In effetti l’attuale Polizza che scade a fine Luglio con Allianz Direct, il paese della mezza luna è escluso dalle convenzioni internazionali di questa compagnia, poco male, vedo di stipulare la nuova assicurazione con Unipolsai che non pone questa limitazione.

Per ognuno dei paesi che attraverseremo i sistemi di pedaggi autostradali sono differenti: Si passa dalla Slovenia dove puoi acquistare la Vignetta in un Autogrill comunicando la targa del veicolo, Croazia e Serbia dove si può pagare comodamente con cash (anche in Euro) In Bulgaria, scopro seguendo una bella e simpatica coppia di giramondo a bordo di un Toyota Land Cruiser camperizzato, che occorre acquistare una vignetta online. 15 € per un mese di durata sempre comunicando la targa del veicolo.

Per la Turchia invece, ai valichi di frontiera è possibile acquistare un bollino adesivo dotato di trasponder (HGS) con il quale puoi percorrere tutte le autostrade del Paese, attraversare ponti, tunnel etc. per 50 € o poco più.

Come sempre nei miei viaggi, pongo attenzione all’aspetto foto e video. Prima della partenza scelgo con cura i dispositivi da portarmi appresso optando per quelli si di qualità ma che non siano troppo ingombranti ne troppo complicati da calibrare come gimbal etc.

Si avvicina il giorno della partenza e sul Pajero, una delle due batterie di cui è dotato, quella di avviamento non sembra in splendida forma e decido di farla sostituire. Una controllata generale al veicolo compresa la parte del condizionamento dell’aria e siamo pronti. Solo controllando lo stato delle direttrici stradali, specie quello del traffico in prossimità dei confini, noto qualche intoppo tra Croazia e Serbia e tra quest’ultima e la Bulgaria. Si tratta, al 90%, di quell’ondata di turchi che vivono e lavorano nel Nord Europa, specie in Germania e che giustamente se ne tornano a casa per le ferie ad Agosto. Per questa ragione la prevista tratta iniziale di oltre 940Km. fino a Belgrado decidiamo di decurtarla, partendo un giorno prima, con una tappa di alleggerimento a Gradisca di Isonzo a pochi chilometri dal confine con la Slovenia. Mai altra intuizione si rivelerà più azzeccata!

Partiamo in un caldo pomeriggio di fine Luglio in pieno esodo estivo e infatti lungo le varie tratte autostradali sono segnalate code per incidenti specie in prossimità di Padova superato il quale procediamo spediti fino a meta che raggiungiamo sotto la luce di un bel tramonto. Da casa avevamo prenotato l’Hotel Trieste in pieno centro, davvero comodo e confortevole e dotato anche di un parcheggio sicuro per il nostro mezzo.

Lasciate le nostre cose in Hotel, due passi per il paese che scopro risultare un dei Borghi più belli d’Italia. Raggiungiamo il Ristorante Pizzeria Leon d’Oro che, volendo andare sul sicuro avevo anch’esso prenotato da casa. Ceniamo all’aperto gustando delle ottime pietanze e poi a malincuore senza poter visitare adeguatamente questo grazioso Borgo, dritti a dormire. L’indomani sveglia all’alba dove punteremo sulla capitale Serba.

Sono le 5 di mattina e siamo già in piedi, raduniamo le nostre cose e partiamo, pochi minuti e siamo già in Slovenia. Subito una sosta nella prima stazione di servizio ad acquistare la Vignetta. Attraversiamo la Slovenia piuttosto velocemente e ci ritroviamo già in Croazia. Qualche minuto di attesa al confine per il controllo documenti.

Man mano che avanziamo continuiamo a controllare su Internet il traffico in tempo reale presente al confine tra Croazia e Serbia, sarà la nostra nemesi! Le info che raccogliamo sono preoccupanti. La tratta di color rosso scuro su Google Maps, in rapporto alla scala della mappa visualizzata, parla di 7/8 Km. di incolonnamenti che poi diventano 10 al nostro arrivo al confine!

Per circa un ora non ci si muove di un passo, sono tutti giù dalle auto o quasi. Dopo un ora iniziamo a muoverci di pochi metri alla volta. Dopo circa 3 ore siamo avanzati di appena 3 Km. ne mancano altri 7! Poi pian piano, molto piano, la lunga colonna di auto avanza un pò più velocemente. Morale, per superare i controlli ed entrare in Serbia impiegheremo ben 7 ore!

Raggiungiamo Belgrado ormai all’imbrunire, piuttosto stanchi. Poco prima di raggiungere l’Hotel a due passi dall’autostrada che taglia in due la città, sotto un cavalcavia leggo una scritta a caratteri cubitali, “Remember, Kosovo is Serbia!” Li per li la scritta evoca in me i ricordi di una guerra fratricida alla fine degli anni 90′ che ha causato dolore e morte.

Raggiungiamo il piccolo albergo a due passi dell’autostrada, lascio l’auto nel parcheggio custodito della struttura e posate le nostre cose in camera raggiungiamo un ristorante a poche centinaia di metri dove consumeremo un pasto senza infamia e senza lode in un locale lugubre e triste. Prendo in mano lo smartphone e collegandomi alla rete Wi-Fi del ristorante una notizia ci lascia sgomenti; Si parla di guerra imminente proprio tra Serbia e il vicino Kosovo!!! Al confine tra i due stati si sarebbero già verificate scaramucce tra le forze armate.

La spossatezza della giornata di passione è nulla rispetto allo choc che questa notizia ci procura. E’ vero che l’indomani all’alba ripartiremo subito da Belgrado verso Sud, verso la Bulgaria ma si parla di oltre 300Km. in territorio Serbo prima di raggiungere il confine ed è anche vero che dovremo poi ripercorrere la stessa rotta al nostro rientro…. Tra me e me penso “E adesso?? Hai portato la tua famiglia in una situazione di rischio!”

La stanchezza è tale che appena ci corichiamo sui letti, crolliamo.

Suona la sveglia, sono le 4,30 di mattino. Alla velocità della luce ci prepariamo, raduniamo le nostre cose e ripartiamo, di Belgrado notiamo solo qualche raro e moderno grattacielo circondati da quartieri piuttosto spogli e degradati. Sosta per carburante all’auto e ci ritroviamo a viaggiare tra colline e campagne di questa parte del paese, assai poco attraente in verità.

Poco dopo le 7 ci fermiamo in un’area di servizio per fare colazione. Ci ritroviamo all’interno di una struttura degli anni 70′ così decadente e malmessa che ti fa riflettere sulla distanza siderale tra questo paese ed il nostro. Chiediamo qualcosa da mangiare ma sembra non esserci nulla, ordiniamo del caffè e apriamo dei dolciumi  che Ose ha provvidenzialmente portato da casa. I gestori del locale ci osservano seduti ad un tavolo adiacente. Offriamo loro di assaggiare la nostra razione di prodotti italiani ma gentilmente rifiutano. Caterina che aveva capito l’andazzo è rimasta in auto lasciando a noi la “scoperta”.

Di nuovo in marcia, qualche rallentamento stradale e puntiamo a Sud-Est. Il paesaggio piuttosto spoglio e insignificante si fa bello, molto bello a qualche decina di chilometri prima del confine con la Bulgaria. Anche qui sono segnalate lunghe code per guadagnare i controlli di frontiera. Studiando le mappe del navigatore, scopro una strada statale che corre quasi parallela all’autostrada a cui si ricongiunge a poche centinaia di metri prima del confine. La “furbata” ci fa evitare almeno 5 o 6 chilometri di code. Anche così però 3 ore di attesa per superare i controlli sono assicurate.

Bulgaria! Eccoci a calcare le strade di quel Mondo ancora così permeato dalla cultura “sovietica” nonostante ora il Paese faccia parte dell’unione europea. Possiamo infatti riattivare il roaming dati e ricollegarci con il Mondo.

Appena varcato il confine ci ritroviamo in un tratto autostradale “Off Road” pieno di buche e dossi che se non si presta attenzione, rischi di danneggiare ruote e sospensioni. Solo qualche Km. poi è una moderna e veloce autostrada che ci porterà direttamente a Sofia dove abbiamo prenotato un comodo Hotel in centro dove faremo sosta per un paio di giorni ritemprandoci dalle ultime fatiche.

Davvero bello l’Hotel Anel, praticamente in centro con comodo parcheggio riservato e in cui ci viene assegnata una Suite assai lussuosa al costo con il quale da noi ti prendi un alberghetto di periferia.

Posate le nostre cose usciamo per cena incamminandoci verso il centro storico sotto la calda luce del tramonto. Al nostro cospetto, un enorme viale su cui incombono imponenti edifici dall’aspetto assai austero dal look “sovietico”, affascinante il richiamo a quel Mondo perduto! Ancora pochi passi e ci troviamo di fronte ad un bel locale gremito di gente. Veniamo subito fatti accomodare all’interno. Il locale è assai moderno, elegante e dal design molto ricercato! Decisamente avvenenti anche le cameriere dall’aspetto assai curato. I piatti ordinati sono tutti di nostro gradimento. Finalmente un pò di relax dopo le fatiche e le tensioni degli ultimi giorni. Postiamo subito qualche video sui Social a cui ci viene dato un bel riscontro da amici e conoscenti che da casa seguono la nostra piccola avventura. Consapevoli di trovarci in un luogo che fino a pochi decenni fà si trovava oltre la cortina di ferro e mai e poi mai avrei pensato di passare qualche giorno di vacanza nella capitale bulgara! Due passi a piedi per il centro di Sofia ma poi ci ritiriamo in Hotel decisamente cotti.

L’indomani ce la prendiamo decisamente comoda, siamo assai contenti di non dover subito ripartire. In verità avevo fatto un pensiero dal compiere una escursione con la nostra auto ad oltre un centinaio di  chilometri a Sud della capitale per visitare l’antico Monastero di Rila immerso tra le montagne e iscritto nell’elenco UNESCO tra i patrimoni dell’umanità ma la stanchezza degli ultimi giorni si fa sentire e domani dovremo già riprendere la strada. Confidiamo in una possibilità sulla via del ritorno chissà e così abbondante colazione in Hotel, poi a spasso per la città. Non che Sofia abbia chissà che da offrire al turista ma di sicuro la Cattedrale ortodossa Alexander Nevskij è l’attrattiva da non perdere. In stile neo-bizantino è davvero imponente, la seconda per dimensione di tutti i Balcani dopo quella di Belgrado. Dedicata al principe russo Alexander Nevskij per commemorare oltre 200.000 soldati russi che si immolarono per difendere questa terra dai turchi.  Davvero belli i lampadari di alabastro e i dipinti contenuti al suo interno. Per fotografare e filmare è richiesto un ticket che va da 5 a 15 €.

A zonzo per il centro città per qualche shooting foto e video, pranziamo in un bel ristorante dove la qualità delle pietanze servite e del loro impiattamento è eccellente. I prezzi un pò più bassi che nel nostro paese.

Rientriamo in Hotel, le donne per approfittare di piscina e Spa, il sottoscritto per dare una sistemata al Pajero, mettendo un pò d’ordine nella nostra vettura che fino ad ora si è dimostrata eccellente, come del resto in tutte le precedenti occasioni.

Torniamo ad uscire per cena raggiungendo Vitosha Boulevard, un grande viale disseminato di locali e ristoranti e gremito di persone che affollano la zona di sera. Bello il colpo d’occhio del luogo con lo scorcio sui bei rilievi montuosi che lambiscono Sofia.

L’indomani all’alba di nuovo in marcia e se Dio vorrà entreremo finalmente in Turchia. Viaggio senza scossoni, anche alla frontiera parte bulgara, ce la caviamo in circa un’oretta. Lato Turchia ancora più rapidi. Appare evidente che già dal posto di confine il paese della mezza luna, sia decisamente più organizzato e avanzato rispetto a quelli fino ad ora attraversati. Appena superati i controlli di dogana, in un chiosco delle poste turche acquistiamo il bollino adesivo HGS per poter transitare sulle autostrade del paese, oltre all’accesso a tutti i ponti e tunnel. Qualche decina di metri e torniamo a fermarci in un negozio Turkcell (tra i migliori gestori di telefonia del paese) per acquistare un paio di Sim per poterci collegare ad internet dai nostri dispositivi. 10 € cadauna per 20Gb. di traffico in 4G.

Finalmente in Turchia! Manco a dirlo anche la tappa di oggi si presenta di tutto rispetto, oltre 700Km. La nostra prossima meta è un paesino sul mare poco più a Nord di Izmir. Procediamo speditamente verso Sud-Est. Le superstrade e autostrade turche sono praticamente deserte, almeno in questa parte del paese. Viaggiamo in tutta scioltezza tenendo Canakkale come direzione. Fino a pochi anni addietro, per l’attraversamento dello stretto dei Dardanelli, vi era l’inevitabile traghetto per guadagnare la sponda opposta. Ora un avveniristico ponte sullo stretto collega le due parti e non puoi fare a meno di pensare che in Italia di ponti simili, e questa e non è l’unica opera ingegneristica ardita del paese, sono decenni che da noi si continua solo a parlarne o ancor peggio, a buttare soldi in studi e verifiche di fattibilità che hanno arricchito solo qualcuno…

Considerazione, fino ad ora sono davvero pochissimi i motociclisti avvistati! Ancor meno quelli con targa italiana, che peccato! Ricordo la mia prima volta in Turchia, nel lontano 2001, erano svariati gli equipaggi  italiani che incrociavamo in ogni angolo del paese… mah i tempi sono proprio cambiati.

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo la località di Aliaga, cittadina prevalentemente industriale adagiata in un golfo sul Mar Egeo, a pochi chilometri dall’isola greca di Lesbos, altra tappa solo “interlocutoria” prima di approdare nelle mete agognate da casa.

Il nostro alloggio, il comodo Hotel Hampton by Hilton è una struttura piuttosto grande e moderna e a due passi dalla direttrice principale a cui ci dovremo ricollegare l’indomani per la ripartenza. Peccato solo che il personale si rivelerà spesso con una formazione assai approssimativa, addirittura imbarazzante nel caso di camerieri che tolgono il tovagliolo da sotto il braccio mentre stiamo ancora cenando. Ci ridiamo su con altri ospiti della struttura emiliani come noi e in Turchia per lavoro. Passeggiata serale sul lungomare e rientro in camera per riposare.

L’indomani sveglia all’alba, oramai una consuetudine. Puntiamo a Sud-Est dove finalmente raggiungeremo una delle vere mete del viaggio, la bella località di Oludeniz e la costa turchese. Manco a dirlo, altra tappa impegnativa dal punto di vista chilometrico, ma ormai ci siamo abituati.

Superiamo la caotica Izmir di prima mattino, in prossimità di Aydin troviamo le indicazioni per il Sito archeologico di Efeso, la tentazione è forte ma non possiamo permetterci deviazioni, la strada da percorrere è ancora parecchia e decidiamo di proseguire. Il percorso si fa interessante dal punto di vista paesaggistico, superando alcune catene montuose. Il manto stradale è perfetto ma le pendenze, in alcuni casi, si fanno importanti e il Mitsubishi, quasi a pieno carico tra occupanti, bagagli e attrezzatura, deve fare gli straordinari.

In prossimità della Costa Turchese il clima si fa assai afoso, la temperatura in se non è elevatissima ma l’umidità si! Questo microclima l’avevamo già sperimentato nel nostro primo viaggio in moto in Turchia in località poco distanti. Ci fermiamo per pranzare in una locanda sulla strada. Consumiamo il nostro pasto a base di Adana Kebab (una variante un pò meno speziata) sotto il pergolato circondati dalla vegetazione, distribuita su pareti, soffitto e con piccole fontane tra i tavoli donando un pò di frescura agli avventori. Oltre al Kebab ordiniamo anche alcuni dessert, Baklava e il tipico budino di riso qui più buono che altrove.

Siamo un pò stanchi dal lungo viaggio e abbiamo solo voglia di arrivare, finalmente a metà pomeriggio superando l’abitato di Fethiye raggiungiamo la nostra meta, Oludeniz ma non prima (anche qui) di aver pagato pegno. Oludeniz è un piccolo paese eretto ad uso e consumo del turismo internazionale ma non solo, infatti al nostro arrivo, la ripida discesa per l’unico accesso al paese è bloccata da una coda di un paio di Km. di vetture di indigeni che attendono il loro turno per riuscire a raggiungere la località balneare e parcheggiare il loro mezzo vicino alle spiagge più famose. Altri tre quarti d’ora di “passione” e finalmente raggiungiamo Il Salonika Suite, una bella struttura alberghiera a poche centinaia di metri dalla spiaggia del paese. L’Hotel non è di grandi dimensioni ma è assai curato e ricercato nei dettagli. La nostra camera è davvero molto bella e spaziosa. Rimarremo qui 4 giorni dove contiamo di ritemprarci dalle fatiche del viaggio.

Verso sera raggiungiamo la vicina spiaggia con parecchi locali fronte mare dove cenare. La pedonale sul lungo mare è di fatto un pista di atterraggio per le decine e decine di ardimentosi che si cimentano con il parapendio lanciandosi con o senza pilota/guida da una montagna di quasi 2.000Mt. che sovrasta questa incantevole insenatura. E’ davvero uno spettacolo vederli volteggiare sopra la costa e atterrare a pochi metri da noi tra i locali ed il bagnasciuga. I volti e le espressioni di chi ha appena compiuto questa meravigliosa esperienza sono tutto un programma! Vien da se che però far volare il mio drone in questo contesto è assolutamente proibitivo! Monto la videocamera sul treppiede e avvio una Live sui nostri canali Social, il tutto così improvvisato e in forma spontanea. Collegando la Cam ad un particolare “Device”, ho la possibilità di trasmettere in diretta le immagini dei luoghi che raggiungiamo, potendo anche commentarli con una discreta qualità audio/video. Queste dirette hanno una durata di pochi minuti, non volendo tediare oltremisura i “telespettatori” che si sintonizzano sui ns. canali. La cosa nata assolutamente per gioco, ci diverte, ci gratifica e ci da soprattutto morale.

Per cena prenoto in un bel locale proprio di fronte alla spiaggia, il Buzz Beach Bar dove vengono serviti piatti tradizionali che internazionali, la qualità è più che accettabile. Facciamo amicizia con il proprietario che mi vede armeggiare con la videocamera che suscita sempre un pò di curiosità. La serata è anche allietata oltre che da una bella brezza marina, anche da buona musica. Un DJ propone brani classici degli anni 80′ Chris Rea, Dire Straits, Abba, Steve Winwood etc. etc. Nell’euforia del momento ordino anche del Prosecco italiano di dubbia provenienza ma va bene uguale!

Sveglia di buon mattino, colazione assai varia e abbondante a bordo piscina dell’Hotel e poi subito a caccia delle spiagge più belle di Oludeniz. Tra tutte sicuramente da menzionare la Blu Lagoon, una bella lingua di sabbia che taglia in due un mare dalle acque cristalline di una laguna riparata da vicini promontori, davvero spettacolare. Purtroppo l’inibizione al volo del drone in questa zona, per le ragioni di cui sopra, non ci ha permesso di fotografare e filmare questa meraviglia, perlomeno nella sua interezza.

Facciamo il bagno in queste acque color turchese e davvero calde, una goduria! Peccato solo che con l’avanzare della giornata, la moltitudine di persone che raggiunge queste spiagge è impressionante e come potrebbe essere altrimenti.

Prenotiamo anche già un’escursione per il giorno successivo con il gommone per visitare la famosa Valle delle Farfalle, una stupenda insenatura a poca distanza dal paese e raggiungibile solo per mare o tramite un percorso molto scosceso che parte dalla strada a monte. Oltre alla Butterfly Valley nell’escursione sono previste anche la visita ad altre splendide calette.

Anche l’esercente a cui ci affidiamo per la nostra prossima gita in mare si mostra molto affabile e disponibile, prestando ad Ose un Power Bank per il telefono oramai scarico, Wi-Fi etc. cercando di esaudire ogni nostro desiderio. Ci offre anche la stessa escursione (privata) su di un motoscafo a cui ci viene anche offerto di pilotarlo. € 200 per noi 3 per oltre 2 ore di durata. Desistiamo e rimaniamo sull’escursione standard su gommone per € 50 per Caterina, Ose e il sottoscritto.

Quasi tutte le spiagge di Oludeniz sono attrezzate, poco meno di € 10 per due ombrelloni e quattro sdrai, ogni ombrellone porta in dote due sdrai e non è possibile spaiare. Passiamo buona parte della giornata tra tuffi in mare e a perlustrare a piedi le vicine spiagge ma con il Sole allo Zen, complice l’alto indice di umidità, il clima diviene assai fastidioso. nel pomeriggio rientriamo in Hotel per godere anche della bella piscina.

Nuovo giorno ad esplorare via mare la costa. Sulla spiaggia prendiamo posto sul gommone prenotato il giorno precedente, siamo noi 3 e il “capitano” ma ad un vicino molo, imbarcheremo altri 3 passeggeri. Ci dirigiamo da subito alla Valle delle Farfalle che raggiungiamo in pochi minuti. Davvero bello il colpo d’occhio al nostro ingresso in questa stretta insenatura lambita da alte vette che delimitano una piccola valle popolata da una specie rarissima di farfalle dalla livrea tigrata. Con la nostra imbarcazione ci spostiamo da un lato all’altro dell’insenatura, penso io, per riuscire ad attraccare e sbarcare, ma no, non c’è nessun attracco e possiamo solo guardare la valle rimanendo a pochi metri dalla spiaggia. La beffa è che i barconi (assai kitch) in stile pirati dei caraibi con tanto di musica a palla, sono dotati di una lunga passerella a poppa che consente ai passeggeri di poter sbarcare sulla battigia e perlomeno passare qualche minuto in questa meraviglia, sono molto deluso!

In teoria potremmo ipotizzare di prendere la nostra auto nei prossimi giorni, percorrere la strada di montagna che lambisce questo luogo e a piedi lungo un percorso assai scosceso raggiungere questa baia, si vedrà.

Ci rimettiamo in marcia e il capitano da fondo al fuori bordo del gommone, a tutta birra ci portiamo sul versante opposto della costa, percorrendo un bel braccio di mare ora abbastanza mosso e, complice la velocità, i sobbalzi a cui siamo sottoposti sono durissimi ma il nostro pilota, in stato euforico, continua ad esultare, “Yuppie, Yeah, Wow…” come fossimo ad un Rodeo. finalmente rallentiamo in prossimità di alcune cavità naturali in cui riusciamo ad entrare con la nostra piccola imbarcazione, poco distante alcune belle calette in cui tutti i passeggeri del battello, tranne il sottoscritto che non sa nuotare, si tuffano in queste acque cristalline per un bagno ristoratore, io posso solamente filmare e invidiare.

Qualche altra tappa tra piccole spiagge isolate raggiungibili solo dal mare dove infatti troviamo alcuni Yacht ormeggiati. Facciamo rotta per Oludeniz ma di li a poco una qualche anomalia al timone o alle eliche ci ferma due o tre volte in mezzo al mare. Rimaniamo sotto il Sole cocente per  qualche decina di minuti in attesa che il nostro capitano venga a capo della questione. Finalmente ai comandi riaccendono il fuori bordo e ripartiamo, raggiungendo la nostra destinazione.

Relax in piscina, doccia e prima di cena improvviso una diretta Live dalla spiaggia descrivendo ai nostri simpatizzanti la ultime avventure. Ceniamo nuovamente al Buzz Beach Bar dove oramai appena mi vedono sopraggiungere esclamano il mio nome!

Altre bella serata e poi a pochi passi dal locale imbocchiamo una strada pedonale mai percorsa. Un viale di alcune centinaia di metri brulicante di locali, e negozi affollato di persone perlopiù inglesi e russi. Un’occhiata ai negozi che vendono esclusivamente prodotti di firme contraffatte ma di grande pregio. Sorrido guardando l’insegna di uno di questi negozi, “Genuine Fake”

Prima di andare a dormire, un’occhiata alla nostra vettura lasciata in un parcheggio a pagamento ad un centinaio di metri dalla struttura che ci ospita.

Ultima giornata qui ad Oludeniz, l’indomani dovremo ripartire. Mattinata passata ancora tra bagni e tuffi tra le calde acque della Costa Turchese. Il pomeriggio decidiamo di prendere un pulmino che per pochi Euro ci porta fino alla teleferica a circa 3 Km. a monte dal paese e con la funivia saliremo fino a quasi 2.000Mt. che poi è la base di lancio da chi decide di cimentarsi con il parapendio. L’impianto è nuovissimo e molto ben realizzato. Man mano che si sale le nubi però vanno ad addensarsi ostruendo la visuale sulla costa sottostante che sarebbe stata di certo qualcosa di eccezionale. Ci fermiamo ad una stazione intermedia ma non c’è nessuno in giro e allora saliamo ancora. Siamo ora in mezzo alle nubi e non riusciamo a scorgere la stazione di arrivo che raggiungiamo in pochi minuti. Ci troviamo in cima alla montagna dove hanno eretto una struttura straordinaria, con Bar, Ristornate, Gelateria in un contesto davvero “cool”. Ai piedi della struttura la pedana da cui si lanciano i “parapendisti” che infatti sono bloccati dalla fitta coltre di nubi. Consumiamo un ottimo pasto sulla terrazza del ristorante dove le porzioni, come ovunque in Turchia, sono sempre abbondanti. Certo da quassù con il cielo terso la visuale deve essere pazzesca, ma lo posso solo immaginare.

Ridiscendiamo a valle dove però non c’è nessuna navetta che scenda in paese e allora ci incamminiamo a piedi percorrendo circa un Km. ma la calura è insopportabile! Ose decide di fermare una navetta in transito chiedendo un passaggio per il paese. Nessun problema, saliamo tutti ed in pochi minuti siamo davanti al nostro Hotel. Ringraziamo il conducente, offrendo una somma per la “corsa” ma il rifiuto è netto. Assai riconoscenti salutiamo e ringraziamo ancora.

La nostra presenza sulla Costa Turchese è oramai agli sgoccioli, l’indomani è prevista la partenza per la Cappadocia. Le ultime ore qui le passiamo a passeggio sulla spiaggia al crepuscolo. A differenza delle altre sere, ceniamo nel piccolo Hotel che ci ospita riscontrando una ottima qualità dei piatti proposti. Raduniamo le nostre cose. Riesco anche a parcheggiare la nostra auto proprio di fronte alla struttura per agevolare le operazioni di carico bagagli in previsione della partenza fissata per l’alba dell’indomani.

Sveglia che è ancora buio, carichiamo i bagagli. Quelli dell’Hotel ci hanno lasciato dei sacchetti con la nostra colazione che ci gusteremo in viaggio. In Turchia, specie nelle zone interne e remote, riuscire a fare colazione, almeno come la intendiamo noi, è piuttosto difficoltoso se non impossibile. Impostiamo il navigatore che poi in pratica è un Ipad con “Magic Earth” una App gratuita con la possibilità di scaricare le mappe offline. Applicazione non esente da pecche, specie nell’attraversamento delle città, dove non “zoomando” su incroci e svincoli nevralgici, ci siamo trovati a volte in difficoltà. La rotta prevista, inizialmente ci fa puntare verso l’interno, verso Isparta ma poi, per qualche incomprensibile ragione, ci fa deviare verso Est sulla città di Antalya. Il percorso è piuttosto variegato, strade di montagna, vallate e l’infinito attraversamento di città più o meno grandi lungo la costa. Quest’ultimo tratto davvero estenuante. Fortunatamente dopo l’attraversamento di Antalya o Adalia (come riportato sulle mappe) e dei suoi sobborghi svoltiamo verso Nord, verso Konya in un percorso assai bello dal punto di vista paesaggistico. Certo in moto sarebbe stato ancora meglio. Sosta per il pranzo in prossimità di un valico di montagna a quasi 2.000Mt. di quota. Qualche difficoltà di comprensione con gli inservienti del locale peraltro molto gentili e disponibili. Raggiungiamo Konya, una grande città che appare assai ordinata e pulita. Deviamo ora verso Est, la strada ora è rappresentata da lunghi rettilinei in mezzo a dolci e aride colline. Transitando in questi luoghi non posso non ricordare mio fratello Gino, grande appassionato dei viaggi in moto e di questo paese scomparso da pochi anni.

Davvero impegnativa anche la tappa odierna, altri 700Km. che complice l’attraversamento di città e paesi, specie nel corso della mattinata, ci ha costretto ad andature moderate. Affiora la stanchezza e gli ultimi chilometri sembrano interminabili ma poi finalmente, oltrepassata Nevsehir eccoci in Cappadocia. A differenza delle volte precedenti in questa zona, soggiorneremo ad Urgup ad una manciata di chilometri dalla più blasonata Goreme. Poco prima della nostra meta, foto ricordo del nostro mezzo al cospetto delle tipiche formazioni calcaree della Cappadocia.

Nel corso del pomeriggio raggiungiamo finalmente l’Aja Cappadocia Cave Hotel, tipica struttura alberghiera a poche centinaia di metri dal centro di Urgup. Bell’Hotel dall’ottimo rapporto qualità/prezzo. La camera assegnata in verità è un pò piccola per le necessità di 3 persone ma nulla di grave. L’auto è parcheggiata  proprio sotto al nostro terrazzo ma, mi dicono i due simpatici fratelli proprietari della struttura, che qui, come in tutta la Turchia, non ci sono problemi di sicurezza.

Da casa, per il nostro soggiorno qui, avevo valutato la possibilità di prenotare online il nostro “battesimo” in Mongolfiera ma poi, riflettendo sulle varie incognite del viaggio e confidando nella “poderosa” offerta delle decine di compagnie, ognuna delle quali vanta decine di palloni aerostatici, ho scioccamente soprasseduto, certo che avremmo, una volta in Cappadocia, potuto contare su “l’imbarazzo della scelta…!” Nella realtà, ad Agosto le cose non stanno proprio così.

Già al nostro arrivo ad Urgup mi consulto con i proprietari dell’Hotel che si interessano della questione ma già dopo qualche ora mi comunicano che per il giorno successivo è praticamente impossibile trovare qualche posto, forse da li a 2 giorni ci sarà qualche possibilità ma è probabile che dovremo acquistare i biglietti al “mercato nero” pagando qualcosa in più. Il giorno seguente, la musica non cambia e allora decidiamo di andare alla ricerca di agenzie. Un paio ci rispondono che è tutto Full! Un’altra agenzia, nel centro del paese, ci da  qualche speranza per il giorno successivo. Gli lasciamo il nostro numero di telefono pregando che si possa riuscire a realizzare questo sogno che culliamo da anni. Dopo qualche ora, mentre siamo a zonzo per i paraggi, ci richiama il titolare dell’agenzia comunicandoci che ci ha trovato posto e di precipitarsi da lui per confermare e ovviamente pagare (cash). In un battibaleno siamo da lui, i posti ci sono ma a causa di una incomprensione sono solo 2 mentre noi siamo in 3. Giro di telefonate del nostro “fixer” e dopo varie peripezie riusciamo a trovare i posti per tutti noi, “Allah sia lodato!”

Ovviamente dal prezzo standard di  160/170 a persona, siamo saliti a € 195 a persona, accettiamo senza fare storie anche perchè altrove la richiesta era di  € 220/250 cadauno! Ora che abbiamo sistemato la questione del volo in Mongolfiera, possiamo dedicarci ad esplorare la zona che peraltro è davvero sterminata!  Nei nostri precedenti viaggi su due e quattro ruote, avevamo comunque avuto modo di poter assaporare una buona fetta di questa splendida e affascinante regione, ragion per cui tralasciamo il Museo a cielo aperto di Goreme, le formazioni calcaree di Zelve, la Red Valley, il Canyon di Ilhara con le sue Chiese rupestri etc. etc. per per addentrarci con il nostro mezzo tra i percorsi Off Road dei Camini delle fate, la Valle delle Rose e quant’altro.

I tempi sono piuttosto serrati, poco meno di 3 giorni la nostra permanenza in Cappadocia e poi dovremo ripartire. Naturalmente visitiamo il paese che ci ospita,  la bella Urgup. A piedi perlustriamo il suo abitato eretto ai piedi della “Collina dei Desideri”. Famosa anche per la sua vita notturna, offre, come del resto la vicina Goreme, sontuosi alberghi costruiti all’interno delle grotte. Davvero bello il colpo d’occhio che offre al turista, di giorno come di notte con la sua caratteristica rupe sapientemente illuminata. Ceniamo in uno dei tipici locali che si affacciano sulla piazzetta in una bella atmosfera. Anche il clima qui è piuttosto gradevole, le giornate sono calde ma ventilate e di sera è una pacchia. Durante la nostra permanenza ad Urgup, come del resto abbiamo riscontrato in tutta la Turchia, è ahimè assai diffuso il fenomeno del randagismo. Numerosi cani in branco, perlopiù di grossa taglia, si aggirano per le città alla perenne ricerca di cibo mentre di notte si azzuffano tra loro. Uno i particolare, mentre a piedi perlustriamo i vicoli di Urgup, si mette a seguirci. E’ un bel cane dallo sguardo piuttosto triste. Ci segue, ci affianca, ci attende mentre siamo intenti ad immortalare gli scorci più suggestivi e addirittura ci precede durante la nostra visita come una vera guida turistica!

Ultimato il nostro percorso ci accomiatiamo con dispiacere dal nostro nuovo amico. Ad Urgup facciamo conoscenza con l’esercente di un negozio di souvenir del centro. Parla piuttosto bene l’italiano avendo vissuto per anni nel nostro paese. Davvero belli i prodotti di terracotta e ceramica che lui stesso produce e rivende. A passeggio, di rientro in Hotel, finalmente avvisto dei motociclisti italiani su una KTM 1290 Adventure ed una BMW GS 1250, sono i primi che incontriamo fino ad oggi.

E’ ormai sera, usciamo per cena optando per un bel locale con una grande terrazza a dominio sulla piazza sottostante gremita di turisti ma anche locali che si rilassano in compagnia.

Ci ritiriamo presto in camera, l’indomani sveglia alle 4 dove di lì a poco verremo prelevati da una navetta che ci condurrà poco oltre Zelve dove la Mongolfiera della T.H.K. Balloons ci imbarcherà.

L’autista della navetta è super puntuale, da Urgup ci spostiamo verso Goreme, il centro nevralgico di tutte le attività in Cappadocia. Goreme che quasi stentiamo a riconoscere. Quest’anno infatti è stata fatto oggetto di un completo e sistematico rifacimento di tutta la sua rete stradale. I lavori sono in pieno svolgimento e la città appare completamente avvolta dalla polvere in un enorme cantiere stradale. Sicuramente una volta terminati i lavori, assumerà un look ordinato e moderno ma ora come ora appare come un agglomerato del terzo mondo con le auto e pullman costrette in percorsi completamente in off road

Nel frattempo superata Goreme, Cavusin e Zelve ancora non siamo in vista del nostro “campo volo” mentre l’alba è ormai prossima. Peccato, ci siamo forse persi quegli attimi dove l’oscurità inizia a fare spazio alle primissime luci del giorno, ma anche questo aspetto non potevamo certo determinarlo. In verità Ose aveva intuito che sarebbe stato meglio poter decollare un pò prima ma tant’è. Finalmente raggiungiamo i luogo dove stazionano decine di Mongolfiere, compresa la nostra, alle prese con le operazioni preliminari, mentre altre decine si sono già librate in aria, a queste guardiamo con un pizzico di invidia. Enormi ventilatori con motori a combustione interna soffiano aria calda all’interno dei palloni e dopo pochi minuti, “Ready!”. il personale della compagnia ci chiama a raccolta per salire sulla grande “gondola” capace di trasportare una ventina di persone! siamo emozionati, all’orizzonte il sole fa capolino su questo altipiano, meraviglia della natura. I due piloti, molto bravi, prendono quota e governano l’aeromobile con grande maestria. Saliamo fino a 800Mt. di quota, preso come sono dalla frenesia di immortalare il tutto tra videocamera e macchina fotografica, quasi mi perdo lo spettacolo che ho dinnanzi in prima persona. Ora ci abbassiamo spostandoci verso l’abitato di Goreme quasi sfiorando alcune creste montuose dove alcune ragazze in abiti da sposa, salutandoci divertite, stanno posando per uno shooting foto e video. Qualche passaggio da brivido molto ravvicinato sulle tipiche e talvolta bizzarre formazioni rocciose della Cappadocia erose dal tempo. Ogni scorcio è più bello, più spettacolare del precedente. Sorvoliamo questo incredibile territorio mentre i piloti, anche ritmicamente, aprono e chiudono i bruciatori che sprigionano grandi fiammate verso il ventre del pallone salendo e poi perdendo di quota. L’atterraggio poi è uno spettacolo, i piloti, in perfetta simbiosi con l’autista di un Pick Up con rimorchio a terra, si coordinano via radio per riuscire ad atterrare proprio sul rimorchio trainato dal veicolo, mentre quest’ultimo, sul terreno, copia la traiettoria dell’aeromobile in volo e di li a poco, la gondola atterra perfettamente sul rimorchio, assicurata poi dagli assistenti a terra. Grandi applausi e poi tutti a brindare (con bevanda all’acqua di rose) e la consegna del certificato di volo.

Il resto della giornata lo passiamo a perlustrare i dintorni con il nostro mezzo, inoltrandoci in zone remote filmando, anche Live, questo incredibile territorio, riportando a chi ci segue da casa i nostri resoconti con aneddoti e quant’altro. Notiamo come la cosa risulti particolarmente gradita. Non sempre il segnale a cui ci colleghiamo con la nostra Cam è sufficientemente robusto ma va bene lo stesso. Pranziamo a Goreme in un ottimo ristorante dove sopraggiungono anche altri italiani in sella ad un paio di Harley.

Siamo di fatto all’epilogo della nostra puntata in Cappadocia e al giro di boa del nostro viaggio, l’indomani ripartiremo. Con Ose e Caterina ci consultiamo se prolungare il viaggio verso Est o se iniziare a pianificare una rotta di rientro. Valutato il numero di giorni rimanente e considerato lo stato di paesi e frontiere da attraversare, decidiamo per l’ultima ipotesi. Tuttavia, avendo scelto di prenotare da casa le strutture alberghiere solo fino alla Cappadocia, valutando man mano  l’evolversi della nostra avventura, mi trovo ora, nelle poche ore rimanenti alla nostra partenza, a studiare tappe e Hotel da qui fino a casa.

Sorge un problema! Individuate le tappe per il rientro, consulto il solito portale (Booking) per le prenotazioni alberghiere ma sia dall’App sullo smartphone che dal notebook, stranamente le mie ricerche non restituiscono nessun risultato di Hotel e località su territorio turco! Dal computer appare una avvertenza che le prenotazioni dalla e per la Turchia non sono possibili, per un “inconveniente” che stanno cercando di risolvere, facendo intendere ad un problema transitorio… In realtà, effettuando una ricerca su Google, risulta una realtà ben diversa. Già da anni tra Booking e la Turchia vi è una vertenza giudiziaria che impedisce a chi si trova in Turchia di prenotare Hotel nel paese della mezza luna.

Li per li, non sapendo come ovviare al problema chiedo aiuto a casa all’amico Claudio che, informato della situazione, penserà a prenotarci l’Hotel della nostra prossima tappa in Turchia. Nel frattempo mi ricordo di un “escamotage” tecnico con cui riesco a ovviare al problema, accedendo ad un servizio capace di aggirare l’ostacolo.

Di primo mattino, dopo una abbondante colazione, ripartiamo da Urgup, lasciando a malincuore questa splendida regione. Strade deserte e in cielo decine di Mongolfiere che sembrano darci l’ultimo saluto. All’orizzonte il sorgere del Sole e la silhouette inconfondibile del Erciyes Dagi, l’enorme vulcano a poche decine di chilometri da qui, le cui pendici ebbi modo di visitare in un viaggio precedente.

Puntiamo a Nord-Est, la nostra prossima tappa sarà Amasya, bellissimo paese ricco di storia e scorci paesaggistici. La frazione odierna non è molto impegnativa, almeno sulla carta e i primi 200Km. scorrono via lisci sulle belle statali turche. Attraversiamo campagne sconfinate dove il tempo sembra essersi fermato. Sosta fisiologica in una remota stazione di servizio. A pochi metri dalla nostra auto, un gruppo di coltivatori della zona in pausa per colazione a cui veniamo anche noi  invitati. Sono seduti a terra, vicino ai loro trattori. Da dei cartocci prelevano e servono miele ai commensali. Sono tutti uomini, rudi ma di bell’aspetto, dalla carnagione scura e dagli occhi azzurri. Ci offrono il Cay (Te) Ose rifiuta garbatamente, io accetto e mi siedo a terra tra di loro. Danno una sciacquata ad uno dei bicchieri a terra che è tutt’un programma, cerco di non pensarci e ingurgito la bevanda. Mi parlano, ovviamente in turco, frasi il cui senso riesco solo a carpirne in parte. Mi offrono anche il miele dal cartoccio a cui tutti attingono, rispondo a gesti che la colazione l’ho già fatta…

Ripartiamo, ora lasciamo la strada principale, ci troviamo a percorrere strade secondarie di montagna e in giro non c’è nessuno. attraversiamo remoti villaggi dediti alla pastorizia e all’agricoltura. La sede stradale si fa sempre più stretta con pendenze di tutto rispetto, arrivo fino a dubitare della rotta imposta dal navigatore che mostra i suoi limiti in prossimità di alcune svolte fondamentali, il senso dell’orientamento ci evita errori che in queste condizioni potrebbero portarci chissà dove. Inoltrandoci in un piccolo agglomerato di poche abitazioni, mi trovo la strada sbarrata da un grosso camion lasciato in mezzo alla carreggiata a motore acceso. suono il clacson una, due, tre volte ma non arriva nessuno. Ose scende a cercare il conducente ma non si trova. Scendo pure io cercando di spostare un cassonetto della spazzatura posto sull’altro lato della strada ma è pesantissimo e riesco a farlo muovere solo di pochi centimetri. Finalmente Ose trova un paio di forzuti che riescono a rimuovere il cassonetto facendoci passare, ma siamo in “Pechino Express??”.

La strada inizia a scollinare (Deo Gratias) raggiungendo il versante Nord di queste alture che ci hanno impegnato per ore. Ancora mezz’ora e raggiungiamo la bella Amasya, anch’essa “toccata” in un viaggio di anni addietro su due ruote con l’amico Claudio. Città che già dalla periferia si presenta molto ordinata e pulita. Pochi minuti e arriviamo al Sari Konak, Hotel ubicato proprio sulle rive del fiume Yasilirmak, il corso d’acqua che divide in due il centro del paese e che contribuisce, in maniera determinante, al pazzesco colpo d’occhio che il luogo offre al viaggiatore, questo di giorno, di sera poi è magia pura con i tipici edifici costruiti sul bordo del fiume illuminarsi con luci policrome che vanno a specchiarsi sull’acqua. Purtroppo sosteremo qui solo per una notte. Anche le mie donne, prima volta qui, rimangono estasiate.

Passeggiamo tra i vicoli che ospitano negozi di souvenir, ristornati e piccoli bar. Ci sediamo in uno di questi a ridosso di un ponte che ricollega la parte più storica e caratteristica alla parte moderna. Un ragazzo dai modi molto garbati, quasi effemminati, ci porta il menù con bevande e dolciumi di cui ora come ora non abbiamo una gran voglia. Chiediamo del Karpuz (cocomero) che qui in Turchia è più buono che altrove. Il ragazzo ci dice che non è previsto nella loro offerta ma che vede di procurarcelo. Qualche minuto e arriva con piatti, posate, tovaglioli e il frutto agognato che spazzoliamo in men che non si dica. Chiediamo il bis, il ragazzo ci sorride ed esaudisce ancora la nostra richiesta. Tardo pomeriggio, l’atmosfera è piacevole e il clima anche. Ci rilassiamo godendo di questa vista meravigliosa chiacchierando sul nostro viaggio ma poi è ora di rientrare in Hotel e prepararsi per uscire a cena. Chiediamo il conto e… nulla, non vogliono nulla! Ose insiste ma niente da fare. Il ragazzo con l’ausilio del traduttore sullo smartphone scrive… “Voi italiani siete belle persone..” Quasi commossi, ringraziamo e salutiamo.

Doccia corroborante e usciamo per cena. Siamo al crepuscolo e lo spettacolo del luogo a quest’ora è indescrivibile!. Mi pento di non essermi portato dietro la videocamera e treppiede ma sono davvero cotto! i ristoranti, alcuni dall’aspetto assai moderno e “cool” sono tutti gremiti e noi non abbiamo prenotato, ma poi, in uno di questi, sia pur in posizione un pò defilata, ci trovano un tavolo dove saziare la nostra fame. Ancora due passi in questa meraviglia. Come noi numerosi turisti ma esclusivamente autoctoni, quello internazionale, parlo di quello organizzato, qui non è ancora arrivato e forse è meglio così.

Sveglia di buon ora, oramai una consuetudine e ripartiamo in direzione Ovest, la prossima meta, già sulla via di casa sarà Istanbul. Viaggio liscio come l’olio sulle moderne superstrade del paese. Abbiamo prenotato un moderno Hotel, collocato nella parte asiatica ad una decina di Km. da Sultanhamet, volutamente un pò defilato dal centro città conoscendo bene il traffico caotico di questa metropoli.

Tutto perfetto fino a poche centinaia di metri dal “Elite World Asia Hotel” poi, nuovamente, l’App del navigatore, in prossimità di alcuni svincoli, impazzisce. Anche con Google Maps le cose non migliorano. Morale, ci tocca ripercorrere un tratto di tangenziale ben 3 volte prima di capire come accedere all’Hotel. Raggiungiamo finalmente la struttura abbastanza provati. Lasciamo la vettura nel comodo parcheggio sotterraneo e ci rilassiamo nella bella piscina a sfioro con vista Mare. Un paio di giorni qui per ritemprarci e poi la “volata finale” verso casa. Nell’Hotel che ci ospita noto parecchi uomini, ospiti anch’essi della struttura, con uno strano bendaggio sul capo, oltre a qualche ragazza con una protesi sul naso. Scopro che nelle vicinanze sorgono parecchie cliniche estetiche, molte di esse specializzate nel trapianto dei capelli. Parecchie persone, da ogni parte del Mondo, accorrono qui approfittando di tariffe molto convenienti.

Il giorno successivo, colazione in un vicino centro commerciale, quella in Hotel presentava dei costi proibitivi! Prendiamo la metro ed in circa 40 minuti ed un cambio di linea, siamo a Sultanhamet. L’affollamento di turisti è notevole. Ci dirigiamo verso il Gran Bazar dove passiamo l’intera mattinata. con l’inevitabile acquisto di qualche “ricordino”. Pranziamo, assai bene, in un piccolo locale poco distante. Rientriamo in Hotel per le ultime ore di relax, sistemare i bagagli e pianificare al navigatore la rotta del giorno successivo che ci vedrà lasciare la Turchia. Se la sera precedente la partenza, la rotta suggerita era aggirare Istanbul, attraversando lo stretto del Bosforo sul ponte Fatih Sultan Mehmet, una volta saliti in auto, il navigatore “cambia idea” facendoci attraversare, con grande emozione,  il nuovo Tunnel sottomarino Eurasia che ci vede sbucare a Sultanhamet, fortunatamente all’alba dove il traffico è quasi inesistente. Salutiamo, con un pizzico di rammarico, l’antica Costantinopoli e di li a poco anche la Turchia ben consci che ancora più ad Est il paese ci avrebbe riservato altre straordinarie visioni.

Dopo qualche ora ci ritroviamo già al confine con la Bulgaria e nel tardo pomeriggio dopo qualche acquazzone, senza troppi ritardi alle frontiere, raggiungiamo il nostro alloggio a Sofia. Il giorno successivo replichiamo, altra tappa di trasferimento fino a Belgrado e poi dritti a casa per un viaggio  che si è rivelato indimenticabile arricchendoci di esperienze ed incontri che rimarranno per sempre con noi.

Un rapido conteggio e i chilometri percorsi dal nostro veicolo ammontano a 7.000 senza il minimo inconveniente.

A chi mi chiede se lo rifarei, la risposta è assolutamente si! In auto o ancor meglio in moto, spingendoci magari ancora più in la, in luoghi in cui oggi come oggi quasi nessuno osa arrivare, luoghi già segnati sul mio taccuino, straordinari dal punto di vista storico e paesaggistico, alcuni dei quali culla della nostra civiltà. “L’oriente ha la particolarità di inghiottire gli uomini e i loro sogni…”

Per finire, ancora grazie a tutti quelli che nel corso del viaggio, sui vari canali Social, ci hanno seguito e sostenuto donando “benzina” al nostro spirito anche nei momenti più difficili.