Poco più di due settimane da spendere durante le ferie Natalizie. Qui il freddo è intenso, forse in nord Africa si sta meglio. Avevo già provato a viaggiare in Marocco qualche anno prima, era pieno Agosto, sono riuscito a raggiungere “solo” Marrakech, poi, complici le ferie agli sgoccioli e il gran caldo, avevo dovuto desistere. Ora ci riproviamo, il nostro unico timore, raggiungere Sète nel sud della Francia, circa
800 Km. dove in pieno inverno non è difficile trovare le più avverse condizioni climatiche. Optiamo per una tappa, anzi due, intermedie, una all’andata e una al ritorno in costa azzurra a Menton.
Il 23 di Dicembre, di primo pomeriggio, io e la mia compagna
partiamo, l’altro equipaggio ci raggiungerà in tarda serata.Il tempo per fortuna ci assiste, fa freddo si ma siamo ben equipaggiati e poi una volta lasciata la pianura padana e raggiunta la Liguria diventa tutto più facile, anzi addirittura piacevole, da un’autostrada dei fiori completamente deserta
ammiriamo la costa illuminata, di li a poco raggiungiamo l’albergo. Le luci della riviera e la temperatura mite ci fanno gia sentire in vacanza. Mentre ceniamo, i nostri compagni di viaggio ci chiamano da un’area di sosta in autostrada nei pressi di Voghera, sono molto preoccupati, c’è una fitta nebbia sul percorso dove fa anche molto freddo, poi anche loro riescono a superare indenni la gelida pianura e ci raggiungono verso mezzanotte. Tiriamo un sospiro di sollievo e andiamo tutti a dormire.

L’indomani ripartiamo con grande entusiasmo ma il tempo peggiora e appena entrati in autostrada inizia a piovere, prima moderatamente, poi sempre più forte, oltre 400 Km. di acqua, ma finalemente ecco Sète dove ci attende la nave che ci porterà in Africa.
Il piazzale è ormai pieno di tanti “nativi” di ritorno in patria  ma anche numerosi “malati d’Africa”, addirittura famiglie al completo su poderosi e nuovissimi fuoristrada attrezzati di tutto punto ma di motociclisti neanche l’ombra, siamo i soli.
Le 36 ore di navigazione trascorrono piacevolmente, il traghetto è molto  confortevole, una vera crociera. E’ Natale,  facciamo amicizia con una coppia di Milano diretti al sud su di una Land Rover, sono molto organizzati, hanno anche il panettone che bontà loro condividono con noi. Il tempo è magnifico, costeggiamo la Spagna, intuiamo che le sottotute non ci serviranno più. Il 26 di Dicembre attracchiamo al porto di Tangeri, altra giornata meravigliosa, sembra primavera inoltrata il morale è alle stelle ma dura poco, il tempo di uscire dalla “pancia della nave” e il 1100 RT di mio fratello non ne vuole più sapere di ripartire, le proviamo tutte ma niente da fare, vi risparmio tutta la trafila tra officine, Europe Assistance, telefonate a BMW Italia ecc., morale, siamo lasciati soli, in Marocco non esiste assistenza tecnica adeguata per moto BMW, neanche fossimo in Mongolia, tenetelo presente se avete in mente un viaggio in questo paese. Raggiungiamo Casablanca, noi in moto, gli altri su di un carro attrezzi in un viaggio allucinante. Nell’ unica sede BMW del paese impariamo che il personale è qualificato solo per le auto e si rifiutano di dare anche solo un’occhiata alla moto; spinti dalla disperazione di non veder naufragare questo viaggio trasciniamo l’RT su di un marciapiede davanti ad un meccanico da biciclette o poco più  dove  iniziamo a smontarla quasi completamente in mezzo ai passanti che si accalcano incuriositi, controlliamo ogni pezzo uno ad uno. Il colmo è che una cosa del genere su questa moto era gia capitata (si era bloccata in autostrada in un precedente viaggio dopo un violento temporale) le era stata sostituita la centralina elettronica (in garanzia) era stato detto che dipendeva da un suo malfunzionamento….In realtà ispezionando la morsettiera di quest’ultima osserviamo che i contatti sono quasi tutti ossidati, segno inequivocabile di una infiltrazione d’acqua. Una bella “passata” con uno spray antiossidante, provvidenzialmente portato da casa, e la moto riparte al primo colpo, e che musica.

Rimontiamo tutto, facciamo i bagagli e sotto una fitta pioggerella lasciamo Casablanca alla volta di Marrakech. Il viaggio è difficoltoso c’è un forte vento che spazza la strada, procediamo con molta attenzione, arriviamo nel tardo pomeriggio infangati come mai, neanche avessimo fatto la Dakar, prendiamo posto in Hotel abbiamo fame ma non c’è gran chè, siamo in pieno Ramadam.  L’indomani, una splendida giornata ci ridà la carica per partire destinazione Ouarzazate, oltre la catena dell alto Atlante. Quando a casa progettavamo questo itinerario temevamo di trovare chiuso per neve il passo del Tizi’n’Ticka 2260 mt. costringendoci ad una lunga deviazione, ma per fortuna, la neve che vediamo rimane confinata sulle cime più alte lasciandoci libero il passaggio. Sulla discesa dal passo un paio di ragazzi marocchini ci fermano, sono rimasti in panne con la loro auto, in perfetto francese ci chiedono di portare una richiesta d’aiuto a casa loro 80 Km. più avanti verso Ouarzazate e così assolto il nostro compito eccoci raggiungere la nostra meta, non prima però di esserci fermati svariate volte ad ammirare paesaggi da film hollywoodiani, non per nulla, produzioni cinematografiche importanti ambientano qui sequenze dei loro film. In paese conosciamo un ragazzo davvero in gamba parla 4-5 lingue dice d’aver partecipato come comparsa a pellicole famose, il suo sogno manco a dirlo è fare l’attore, ci lasciamo guidare da lui per gli stretti vicoli della Kasbah, davvero bella.

Il 30 Dicembre ripartiamo verso sud, direzione Zagora. Al mattino fa molto freddo (intorno allo zero) non usiamo le sottotute ma le imbottiture del completo in Gore-Tex ci stanno proprio bene, la temperatura torna a farsi mite verso la tarda mattinata. I paesaggi diventano sempre più suggestivi, siamo nella valle del Draa, il GPS rivela che ci troviamo su un altipiano intorno ai 1000 Mt. di altitudine, quota che difficilmente scenderà in tutto il nostro percorso, raggiungiamo Zagora qui notiamo parecchi turisti a bordo di 4×4 prepararsi a raggiungere il deserto dove trascorreranno il capodanno. Noi troviamo un buon Hotel e lasciate le moto nel parcheggio iniziamo a camminare per questo piccolo paese alla scoperta di suggestivi scorci da immortalare, mentre visitiamo il mercato improvvisamente cala l’oscurità, lampi tagliano il cielo diagonalmente, inizia un furioso temporale che dura pochi minuti donando al paesaggio una luce irreale.
Sveglia alle 4 di mattina una Land Rover ci aspetta per portarci in pieno deserto, siamo in auto ma fa un freddo cane, all’alba dopo circa 100 Km. raggiungiamo le dune di Mhamid non siamo certo in pieno Sahara ma anche qui è di grande effetto, ci troviamo a pochi Km. dalla discussa linea di confine con l’Algeria e l’autista della Land Rover ci conferma che anche i turisti devono fare attenzione a non attraversarla, i rapporti tra i due stati non sono idilliaci. Facciamo conoscenza con una famiglia Berbera accampata ai piedi delle dune, i bambini si avvicinano stringendoci educatamente la mano poi iniziano a chiederci un po’ di tutto, spiccioli, caramelle, biro ecc. del resto anche queste zone sono molto battute dal turismo con tutto quel che ne consegue. Uno dei ragazzini ha un vecchio pallone bucato, dò inizio a una furibonda partita sulle dune, mi chiedono se sono brasiliano,macchè io al calcio sono una mezza schiappa, mi è solo riuscito un piccolo virtuosismo calcistico sudamericano però devo ammettere che ho fatto una gran figura.!

Rientriamo a Zagora e il 1° di Gennaio di nuovo in moto puntiamo verso est, 300 Km. di paesaggi incredibili, sulla 6956 non incrociamo quasi nessuno, una strada che si snoda tra altipiani deserti battuti dal vento, potrebbe essere anche la Patagonia, l’entusiasmo sale non mi sembra vero di trovarmi qui, stringo il serbatoio con le gambe e non posso fare a meno di far planare il GS a 160-170 Km/h, è bellissimo, la mia compagna mi bussa sul casco invitandomi a rallentare.
Ecco Erfoud, polveroso avamposto ai margini del deserto, anche qui lasciamo le moto in Hotel, troppo pesanti con bagagli e passeggeri per avventurarsi sulla sabbia.  Altra Land Rover altra escursione verso l’Erg Chebbi, prima però una sosta programmata dal “tour operator” in un sito archeologico con ritrovamenti fossili. Il sole sta calando facciamo appena a tempo a parcheggiare la Land Rover e prendere la “coincidenza” per la “nave del deserto”, uno scorbutico cammello che a fatica ci porta lassù sulle dune più alte ad ammirare un tramonto pazzesco assieme a turisti giapponesi.
Il giorno seguente cerco, invano per Erfoud, un distributore con benzina verde, quei pochi attrezzati l’hanno finita. Mi autolimito la velocità a 90 Km/h, dò istruzione alla seconda moto di non allontanarsi troppo e di lasciare aperto un canale radio; tuttavia senza problemi raggiungo Er-Rachidia dove faccio rifornimento, qui noto una delle pochissime moto incrociate lungo il percorso, un tedesco con cui scambio poche battute, dall’equipaggiamento e dalla moto (una TT 600) deduco che il suo viaggio sia prevalentemente fuori stradistico.

Ripartiamo ma pochi Km. dopo la statale prima si fa battuta
poi è un ghiaione maledetto in cui le ruote dei nostri pesanti mezzi affondano procedendo con difficoltà. Finalmente dopo un po’ la strada torna perfetta e ad andatura sostenuta raggiungiamo un’altra delle nostre mete in programma, le gole del Todra, anche qui il paesaggio va oltre le aspettative, un solo rammarico la strada, o meglio l’asfalto, termina dopo poche decine di chilometri, oltre il percorso prosegue in fuoristrada inerpicandosi su per le montagne con, ci hanno riferito, scenari fantastici, un percorso insomma troppo tecnico per noi. Il tempo stringe riprendiamo a marciare lungo la P 32, lungo la via delle Kasbah verso Ouarzazate.
Inutile dire che vi sarebbero stati tantissimi altri posti da meritare una visita ma i giorni scarseggiano, peccato per quei due abbondanti persi per l’inconveniente alla moto di mio fratello ma in fondo poteva andare molto peggio.

A Ouarzazate, crocevia strategico, ci dirigiamo a nord, verso Marrakech, prendendoci un’intera giornata per visitarla, mentre i nostri compagni decidono di procedere verso ovest, verso le spiagge di Agadir e di ricongiungerci il giorno successivo a Marrakech che raggiungeranno attraversando la bellissima strada del Tizi’n’Test. Marrakech è città indubbiamente affascinante ma il tempo è ormai scaduto, a Tangeri la nave ci attende per riportarci nel nostro mondo. 600 Km. tutti d’un fiato per raggiungere il porto, non prima però d’aver rischiato una multa salata per eccesso di velocità, ma gli agenti, motociclisti anch’essi, chiudono un occhio e ci lasciano andare. Giunti in porto qualche pseudo doganiere con una scusa cerca di spillarci qualche soldo, non attacca, innestiamo la 1° marcia e guadagnamo la nave da dove ammiriamo Tangeri al tramonto.
Tirando le somme, un viaggio davvero vario e gratificante sotto ogni punto di vista che consiglio caldamente a tutti coloro che, come noi, non potendo prendersi oltre due sttimane di ferie in primavera o autunno (stagioni perfette) non sono però disposti a patire i quasi 50 gradi del sud del paese ad Agosto.
Noi, abbiamo riscontrato temperature quasi sempre ottimali (attenzione solo all’escursione termica molto forte al sud) e condizioni di tempo prevalentemente buone.